lunedì 12 marzo 2012

Le parole del Papa alla GMG: Czestochowa 1991

Riviviamo oggi la GMG del 1991 di Czestochowa rileggendo il messaggio del S.Padre e l'omelia celebratasi durante la S.Messa in Polonia. Per leggere gli altri interventi vi invitiamo a cliccare qui:


MESSAGGIO
DI GIOVANNI PAOLO II
PER LA VI GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU'
«Avete ricevuto uno spirito da figli» (Rm 8,15)
Carissimi giovani!
1. Le Giornate mondiali della gioventù segnano tappe importanti nella vita della Chiesa, che cerca di rendere più intenso il suo impegno di evangelizzazione nel mondo contemporaneo, nella prospettiva dell'anno 2000. Proponendo ogni anno per la vostra meditazione alcune verità essenziali dell'insegnamento evangelico, esse intendono alimentare la vostra fede, e imprimere nuovi impulsi al vostro apostolato.
Quale tema della VI Giornata mondiale della gioventù, ho scelto le parole di san Paolo: «Avete ricevuto uno spirito da figli» (Rm 8,15). Sono parole che ci introducono nel mistero più profondo della vocazione cristiana: secondo il disegno divino siamo infatti chiamati a diventare figli di Dio in Cristo, per mezzo dello Spirito Santo.
Come non rimanere stupiti di fronte a questa prospettiva vertiginosa? L'uomo - un essere creato e limitato, anzi, un peccatore - è destinato ad essere figlio di Dio! Come non esclamare insieme con san Giovanni: «Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente!» (1Gv 3,1)? Come rimanere indifferenti dinanzi a questa sfida dell'amore paterno di Dio che ci invita a una comunione di vita così profonda e intima?
Celebrando la prossima Giornata mondiale, lasciate che questo santo stupore vi invada, e ispiri a ciascuno di voi un'adesione sempre più filiale a Dio, nostro Padre.
2. «Avete ricevuto uno spirito da figli...».
Lo Spirito Santo, vero protagonista della nostra filiazione divina, ci ha rigenerati a una vita nuova nelle acque del Battesimo. Da quel momento egli «attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio». Che cosa comporta, nella vita del cristiano, essere figlio di Dio? Scrive san Paolo: «Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio» (Rm 8,16.14). Essere figli di Dio significa, dunque, accogliere lo Spirito Santo, lasciarsi guidare da lui, essere aperti alla sua azione nella nostra storia personale e nella storia del mondo.
A tutti voi, giovani, in occasione di questa Giornata mondiale della gioventù, dico: Ricevete lo Spirito Santo e siate forti nella fede! «Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza» (2Tm 1,7).
«Avete ricevuto uno spirito da figli...». I figli di Dio, cioè gli uomini rinati nel Battesimo e fortificati nella Cresima, sono tra i primi costruttori di una nuova civiltà, la civiltà della verità e dell'amore: sono la luce del mondo e il sale della terra (Mt 5,13-16).
Penso ai profondi cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo. Davanti a numerosi popoli si aprono le porte della speranza di una vita più degna e più umana. A tale proposito, ripenso alle parole, veramente profetiche, del Concilio Vaticano II: «Lo Spirito di Dio che, con mirabile provvidenza, dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra, è presente in questa evoluzione («Gaudium et Spes», 26).
Sì, lo Spirito dei figli di Dio è forza propulsiva della storia dei popoli. Egli suscita in ogni epoca uomini nuovi che vivono nella santità, nella verità e nella giustizia. Il mondo che, alle soglie del 2000, sta cercando ansiosamente le vie per una convivenza più solidale, ha urgente bisogno di poter contare su persone che, grazie appunto allo Spirito Santo, sappiano condurre un'esistenza da veri figli di Dio.
3. «E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio» (Gal 4,6). San Paolo ci parla dell'eredità dei figli di Dio. Si tratta di un dono di vita eterna, ma al tempo stesso di un compito da realizzare già oggi, di un progetto di vita affascinante soprattutto per voi giovani, che portate nel profondo dei vostri cuori la nostalgia di alti ideali.
La santità è l'essenziale eredità dei figli di Dio. Cristo dice: «Siate perfetti come il Padre vostro è perfetto» (Mt 5,48). Essa consiste nel compiere la volontà del Padre in ogni circostanza della vita. E' la strada maestra che Gesù stesso ci ha indicato: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21). Vi ripeto, anche oggi, quanto ho detto a Santiago de Compostela: «Giovani, non abbiate paura di essere santi!». Volate ad alta quota, siate tra coloro che mirano a mete degne dei figli di Dio. Glorificate Dio con la vostra vita!
4. L'eredità dei figli di Dio comporta l'amore fraterno sull'esempio di Gesù, primogenito tra molti fratelli: «Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati» (Gv 15,12). Invocando Dio quale «Padre», non si può non riconoscere nel prossimo - chiunque esso sia - un fratello che ha diritto al nostro amore. Ecco il grande impegno dei figli di Dio: lavorare all'edificazione di una convivenza fraterna fra tutti i popoli.
Non è di questo che il mondo oggi ha bisogno? S'avverte con potenza all'interno delle nazioni l'anelito verso una unità che abbatta ogni barriera d'indifferenza e di odio; spetta in particolare a voi, giovani, il grande compito di costruire una società più giusta e solidale.
5. Prerogativa dei figli di Dio è, poi, la libertà: anche questa fa parte della loro eredità. Si tocca qui un argomento a cui voi giovani siete particolarmente sensibili, poiché si tratta di un dono immenso posto dal Creatore nelle nostre mani. Ma è un dono che bisogna usare bene. Quante false forme di libertà conducono alla schiavitù!
Nell'enciclica «Redemptor Hominis» ho scritto in proposito (n. 12): «Gesù Cristo va incontro all'uomo di ogni epoca, anche nella nostra epoca, con le stesse parole: "conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi" (Gv 8,32). Queste parole racchiudono una fondamentale esigenza e insieme un ammonimento: l'esigenza di un rapporto onesto nei riguardi della verità, come condizione di un'autentica libertà; e l'ammonimento, altresì, perché sia evitata qualsiasi libertà apparente, ogni libertà superficiale e unilaterale, ogni libertà che non penetri tutta la verità sull'uomo e sul mondo. Anche oggi, dopo 2000 anni, il Cristo appare a noi come colui che porta all'uomo la libertà basata sulla verità...».
«Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi» (Gal 5,1). La liberazione operata da Cristo è liberazione dal peccato, radice di tutte le schiavitù umane. Dice san Paolo: «Voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell'insegnamento che vi è stato trasmesso e così, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia». La libertà è dunque un dono e, al tempo stesso, un fondamentale dovere di ogni cristiano: «Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi...» (Rm 6,17.15), ammonisce l'apostolo.
Importante e necessaria è la libertà esteriore, garantita da giuste leggi civili, e a ragione ci si rallegra che oggi cresca sempre più il numero dei Paesi dove si rispettano i diritti fondamentali della persona umana, anche se ciò è costato non di rado un alto prezzo di sacrifici e di sangue. Ma la libertà esteriore - pur preziosa - da sola non può bastare. Alle sue radici deve esserci sempre la libertà interiore, propria dei figli di Dio, che vivono secondo lo Spirito (cfr. Gal 5,16), e che sono guidati da una retta coscienza morale, capace di scegliere il vero bene. «Dove c'è lo Spirito del Signore, c'è libertà» (2Cor 3,17). E' questa, cari giovani, l'unica strada per costruire un'umanità matura e degna di questo nome.
Vedete, dunque, quanto grande e impegnativa sia l'eredità dei figli di Dio, alla quale siete chiamati. Accoglietela con gratitudine e responsabilità. Non sciupatela! Abbiate il coraggio di viverla ogni giorno in maniera coerente e annunciatela agli altri. Così il mondo diventerà, sempre di più, la grande famiglia dei figli di Dio.
6. Al centro della Giornata mondiale della gioventù 1991 ci sarà un nuovo raduno mondiale dei giovani. Questa volta, a conclusione degli incontri e delle celebrazioni usuali nelle diocesi, ci ritroveremo per pregare insieme presso il santuario della Madonna Nera di Czestochowa, in Polonia, nella mia Patria. Memori dell'esperienza del pellegrinaggio a Santiago de Compostela (1989), molti di voi accorreranno con gioia a questo appuntamento nella solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria, il 14 e 15 agosto 1991. Porteremo con noi, nei nostri cuori e nelle nostre preghiere, i giovani del mondo intero.
Incamminatevi, dunque, sin d'ora verso la casa della Madre di Cristo e nostra Madre, per meditare, sotto il suo amorevole sguardo, sul tema della VI Giornata: «Avete ricevuto uno spirito da figli...».
Dove si può meglio imparare che cosa significhi essere figli di Dio se non ai piedi della Madre di Dio? Maria è la migliore maestra. A lei è stato affidato un ruolo fondamentale nella storia della salvezza: «Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli» (Gal 4,4).
Dove, se non nel suo cuore materno, si può meglio custodire l'eredità dei figli di Dio promessa dal Padre? Portiamo questo dono in vasi di creta. Il nostro pellegrinaggio sarà, quindi, per ciascuno di noi un grande atto di affidamento a Maria. Ci recheremo in un santuario che per il popolo polacco ha un significato tutto particolare, come luogo di evangelizzazione e di conversione, verso il quale confluiscono migliaia di pellegrini provenienti da tutte le parti del Paese e del mondo. Da più di 600 anni, nel monastero di Jasna Góra a Czestochowa, Maria viene venerata nella miracolosa icona della Madonna Nera. Nei momenti più difficili della sua storia, il popolo polacco ha ritrovato là, nella casa della Madre, la forza della fede e la speranza, la propria dignità, e l'eredità dei figli di Dio. Per tutti, giovani dell'Est e dell'Ovest, del Nord e del Sud, il pellegrinaggio a Czestochowa sarà una testimonianza di fede di fronte al mondo intero. Sarà un pellegrinaggio di libertà attraverso le frontiere degli Stati che si aprono sempre più a Cristo, Redentore dell'uomo.
7. Con questo Messaggio intendo iniziare il cammino di preparazione spirituale sia alla VI Giornata mondiale della gioventù, sia al pellegrinaggio a Czestochowa. Queste riflessioni vogliono servire ad avviare tale cammino, che è soprattutto di fede, di conversione e di ritorno all'essenziale nella nostra vita.
A voi, giovani dei Paesi dell'Est europeo, rivolgo uno speciale incoraggiamento. Non mancate a questo appuntamento, che si profila fin d'ora come un incontro memorabile tra le giovani Chiese dell'Est e dell'Ovest. La vostra presenza a Czestochowa costituirà una testimonianza di fede di enorme significato.
E voi, carissimi giovani della mia amata Polonia, siete chiamati, questa volta, a dare ospitalità ai vostri amici, che giungeranno da ogni parte del mondo. Per voi e per la Chiesa di Polonia quest'incontro, a cui anch'io prenderò parte, costituirà uno straordinario dono spirituale nell'attuale momento storico che state vivendo, così pieno di speranze per l'avvenire. Spiritualmente inginocchiato davanti all'immagine della Madonna Nera di Czestochowa, affido alla sua amorevole protezione l'intero svolgimento della VI Giornata mondiale della gioventù.
A voi, carissimi giovani, la mia cordiale e paterna benedizione.
Dal Vaticano, 15 agosto 1990, solennità dell'Assunzione di Maria ss.ma.



VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA E UNGHERIA
VI GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Spianata antistante le mura del Santuario di Jasna Góra
Solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria
Giovedì, 15 agosto 1991

1. "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (Rm 8,14).
Giovani amici, fratelli e sorelle dalla Polonia e da varie parti del mondo. Inizio questa omelia pronunciata interamente in polacco con palpitazione. Ma se c’è qualcosa che mi consola, ciò è la consapevolezza che i nostri ospiti la sentono anche nelle rispettive lingue. È un po’ come il giorno di Pentecoste a Gerusalemme. E non soltanto, perché anche coloro che sono molto lontani vedono questo avvenimento liturgico ascoltando l’omelia grazie agli schermi offertici benevolmente dai nostri fratelli italiani. Infine, mi consola anche questo bel tempo e il sole.
Signor Presidente della Repubblica, Signor Primo Ministro, Rappresentanti del Governo e del Parlamento, voi tutti, miei venerati fratelli nell’Episcopato, Cardinali, Vescovi, tutti voi fratelli miei nel sacerdozio, fratelli e sorelle nella vocazione religiosa, nella vocazione cristiana e in quella umana, voi tutti che siete qui presenti.
Saluto nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo tutti voi, carissimi giovani, che siete qui convenuti da vari Paesi d’Europa e da altri continenti. Siete venuti a Jasna Gora con la consapevolezza che "avete ricevuto uno spirito da figli adottivi" (Rm 8,15). Grazie a questo "siete eredi di Dio" e allo stesso tempo "coeredi di Cristo" (Rm 8,17). Potete gridare insieme a Lui: "Abbà, Padre!" (Rm 8,15). Infatti "lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio" (Rm 8,16).
Nell’incontro di ieri sera abbiamo meditato la verità della vostra vocazione in Cristo, concentrandoci intorno a tre segni: la Croce, la Bibbia e l’Icona mariana.
Nell’odierna solennità desideriamo rivolgerci in modo particolare a Colei che è stata soprattutto guidata dallo Spirito di Dio: a Maria. La salutiamo come figlia diletta di Dio-Padre, scelta come madre umana del Figlio di Dio. Salutiamo Maria come Colei che ha accettato questa elezione eterna, dando alla luce Gesù Cristo per opera dello Spirito Santo: la Vergine di Nazaret ha creduto che ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio (cf. Lc 1,37).
2. Oggi la Chiesa celebra con particolare solennità la sua Assunzione in Cielo. Questo definitivo compimento della vita e della vocazione della Madre di Dio ci permette – alla luce della liturgia – di guardare a tutta la precedente esistenza terrena di Maria, alla sua peregrinazione materna mediante la fede. In modo molto conciso e allo stesso tempo più completo esprimono tutto ciò le parole di Elisabetta durante la visitazione: "E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45).
Le parole udite da Maria all’annunciazione si sono compiute in modo mirabile: dalla nascita di Gesù a Betlemme fino alla croce sul Golgota, e poi attraverso la mattina di pasqua fino al giorno di Pentecoste. In tutte queste tappe del pellegrinaggio terreno, Maria conobbe sempre più profondamente quanto "grandi cose le aveva fatto l’Onnipotente" (cf. Lc 1,49). E tutte quelle "grandi cose" ("magnalia Dei") nell’Assunzione vengono quasi definitivamente coronate. Maria entra come Sposa dello Spirito Santo nella casa dei supremi destini dell’uomo. Nella dimora della Santissima Trinità si trova l’eterna dimora di lei. E qui, sulla terra, "tutte le generazioni la chiamano beata" (cf. Lc 1,48).
E noi pure, questa particolare comunità di giovani, proclamiamo Maria beata fra le donne, rendendo in questo modo l’onore supremo all’unigenito Figlio del Padre, che è divenuto il frutto benedetto del suo seno. In lui, infatti, "tutti abbiamo ricevuto l’adozione a figli" (cf. Rm 8,15).
3. La liturgia della solennità dell’Assunzione non si esaurisce qui. Ci fa guardare non soltanto verso quel "santuario di Dio che si aprì nel cielo" (cf. Ap 11,19), nel quale tutti i figli adottivi di Dio, insieme con la Madre di Dio, prendono parte come "coeredi di Cristo" all’ineffabile vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che è la definitiva pienezza di ogni verità e amore. Il Libro dell’Apocalisse ci fa guardare l’Assunta come "un segno grandioso": "una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle" (Ap 12,1). Questo, dunque, è il segno del compimento nelle dimensioni del cosmo intero. In questo segno tornano a Dio, che è il Creatore, cioè l’Inizio assoluto di tutto ciò che esiste, le creature in tutta la loro molteplice ricchezza.
In questo Segno ritorna a Dio l’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio. Noi tutti dobbiamo nello stesso modo ritornare, se abbiamo ricevuto la figliolanza adottiva nell’unigenito Figlio di Dio, il quale per la nostra adozione è divenuto Figlio dell’uomo: Figlio di Maria.
Tuttavia quel ritorno onnicomprensivo dei figli al Padre è, nello spazio di tutta la storia dell’uomo sulla terra, unito ad un particolare dramma. L’odierna liturgia mette in risalto questo dramma con le parole della Lettera di Paolo ai Corinzi: "A causa di un uomo venne la morte... tutti muoiono in Adamo" (1Cor 15,21-22). Questa morte ha una dimensione più profonda di quella solo biologica.
4. È una morte che colpisce lo spirito, privandolo della vita che gli viene da Dio stesso. A causarla è il peccato, che è ribellione contro Dio da parte della creatura razionale e libera.
Il dramma risale alle origini, quando l’uomo, tentato dal Maligno, volle conseguire la propria realizzazione in modo autonomo. "Diventerete come Dio, conoscendo il bene e il male", fu l’istigazione sussurrata dal serpente (cf. Gen 3,5); sarete, cioè, in grado di decidere da soli ciò che è bene e ciò che è male, indipendentemente dalla Fonte della Verità e del Bene, che è Dio stesso.
Proprio questo dramma – il dramma originale – trova la sua espressione simbolica nel grandioso quadro che l’odierna liturgia ci presenta. Di fronte alla donna vestita di sole, simbolo del cosmo trasformato nel regno di Dio vivo, compare un altro simbolo, quello del Maligno del dramma originale. Nella Sacra Scrittura esso ha diversi nomi. Qui è raffigurato come un drago, che vuole divorare il bambino dato alla luce dalla donna, il pastore "di tutte le nazioni" (cf. Ap 12,4-5).
L’ultimo libro del Nuovo Testamento conferma, dunque, il primo, la Genesi: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe" (Gen 3,15). La storia umana si presenta così come una lunga sequenza di combattimenti e di lotte tra il bene e il male, tra l’eterno Padre che ama il mondo fino a dare il suo Figlio unigenito e il "padre della menzogna", che è "omicida fin da principio" (cf. Gv 8,44).
5. Per che cosa lotta allora il "padre della menzogna"? Lotta per privare l’uomo della figliolanza adottiva, per sottrargli l’eredità che, in Cristo, gli è stata concessa dal Padre.
Lotta contro la Donna, che è la Madre verginale del Redentore del mondo, contro Colei che è il modello sublime della Chiesa (cf. Lumen gentium, 53).
Il segno della "Donna" nell’Apocalisse indica la Madre di Dio ed indica la Chiesa. Indica tutti coloro che "sono guidati dallo Spirito di Dio". Tutti coloro che, insieme a Cristo, come figli nel Figlio, gridano: "Abbà, Padre!".
Quel segno, dunque, indica anche noi. Gridando insieme a Cristo "Abbà, Padre", come figli adottivi partecipiamo alla vittoria pasquale della Croce e della Risurrezione, alla quale ha partecipato per prima la Madre di Dio: Maria assunta in Cielo!
6. Cari amici! Vi siete qui radunati provenendo da tanti luoghi; parlate molte lingue diverse. Portate in voi il patrimonio di tante culture, di tante esperienze storiche. In diversi modi avete sperimentato e sperimentate, voi e le vostre società, quella lotta che attraverso tutta la storia dell’uomo si svolge nell’uomo e per l’uomo.
Il nostro secolo è stato (e continua ad essere) un particolare poligono di questa lotta. Generazioni intere sono state coinvolte in tale lotta, e contemporaneamente il vero soggetto è ciascuna e ciascuno di noi. L’uomo nella verità della creazione ad immagine e somiglianza di Dio, e allo stesso tempo l’uomo tentato di trasformare quell’immagine e somiglianza in una sfida rivolta al suo Creatore e Redentore. Tentato di rifiutarlo. Tentato di formare la propria vita qui, sulla terra, come "se Dio non esistesse". Come se non esistesse Dio in tutta la sua realtà trascendente. Come se non esistesse il suo amore per l’uomo, amore che ha spinto il Padre "a dare" il Figlio unigenito perché l’uomo – per mezzo di lui – avesse la vita eterna in Dio.
In tale lotta, nel susseguirsi di questi combattimenti spirituali, si adoperano tanti mezzi per diseredare gli uomini dell’"adozione a figli". Voi, giovani, siete venuti qui, in pellegrinaggio, per confermare quest’adozione a figli, per optare nuovamente in suo favore. Per modellare con essa la vostra esistenza umana. Per avvicinare ed attrarre gli altri ad essa.
Siate benedetti!
Siate benedetti insieme a Maria, che ha creduto nel compimento delle parole dettele dal Signore.
Siate benedetti! Che il segno di una Donna vestita di sole cammini con voi, con ciascuna e con ciascuno, lungo tutte le strade della vita. Che vi conduca al compimento in Dio della vostra adozione a figli in Cristo.
Davvero, grandi cose ha fatto in voi il Signore!
7. Di queste "grandi cose", giovani carissimi, voi dovete essere i testimoni coerenti e coraggiosinel vostro ambiente, tra i vostri coetanei, in ogni circostanza della vostra vita.
Vi è accanto Maria, la Vergine docile ad ogni soffio dello Spirito, Colei che col suo "sì" generoso al progetto di Dio ha dischiuso al mondo la prospettiva, a lungo sospirata, della salvezza.
Guardando a Lei – umile ancella del Signore, oggi assunta alla gloria del Cielo – dico a voi con san Paolo: "Camminate secondo lo Spirito" (Gal 5,16)! Lasciate che lo Spirito della sapienza e dell’intelligenza, del consiglio e della fortezza, della conoscenza, della pietà e del timore del Signore (cf. Is 11,2) penetri nei vostri cuori e nella vostra vita, e per mezzo vostro trasformi la faccia della terra.
Come vi disse un giorno il Vescovo nel conferirvi il sacramento della Confermazione, così oggi io ripeto a voi, giovani qui convenuti da ogni continente: Ricevete lo Spirito Santo! Rivestiti della forza che da Lui promana, diventate costruttori di un mondo nuovo: un mondo diverso, fondato sulla verità, sulla giustizia, sulla solidarietà, sull’amore.
8. Questa VI Giornata Mondiale della Gioventù si distingue per una caratteristica peculiare: è la prima volta che vi si registra una partecipazione così numerosa di giovani dell’Europa orientale.
Come non riconoscere in ciò un grande dono dello Spirito Santo? Insieme con voi, voglio oggi ringraziarlo. Dopo il lungo periodo delle frontiere praticamente invalicabili, la Chiesa in Europa può ora respirare liberamente con ambedue i suoi polmoni.
La vostra presenza, carissimi giovani dell’Europa dell’Est, appare perciò particolarmente significativa. La Chiesa universale ha bisogno del tesoro prezioso della vostra testimonianza cristiana: una testimonianza per la quale è stato necessario pagare un prezzo a volte molto alto di sofferenza nella emarginazione, nella persecuzione, nella stessa prigionia.
9. Oggi, finalmente, è giunta la vostra ora! Negli anni duri della prova la Chiesa e il Successore di Pietro non vi hanno mai dimenticati. Qui, nel Santuario di Jasna Gora, voi adesso potete offrire al mondo la pubblica attestazione della vostra appartenenza a Cristo e della vostra comunione con la Chiesa. La offrite davanti ai vostri coetanei che provengono da ogni parte del mondo e in special modo dai Paesi dell’Europa occidentale.
Su voi, giovani dell’Est e dell’Ovest europeo, il vecchio continente conta per costruire quella "casa comune" da cui s’attende un futuro di solidarietà e di pace. Su voi conta la Chiesa, che nella prossima Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi si raccoglierà per riflettere sulle conseguenze derivanti dai recenti mutamenti e per predisporre le opportune iniziative in ordine ad una più incisiva azione pastorale nel continente.
Per il bene delle generazioni che verranno è necessario che la nuova Europa poggi sul fondamento di quei valori spirituali che costituiscono il nucleo più intimo della sua tradizione culturale.
10. Una grande gioia riempie il mio cuore nel vedervi insieme, giovani dell’Est e dell’Ovest, del Nord e del Sud, accomunati dalla fede in quel Gesù, che è "lo stesso, ieri, oggi e sempre" (Eb13,8). Voi siete la giovinezza della Chiesa, che s’appresta ad affrontare il nuovo Millennio. Siete la Chiesa del domani, la Chiesa della speranza!
Cari Giovani, voi sapete, per esperienza, che il crollo dell’ideologia nei Paesi dell’Europa Orientale ha lasciato in molti vostri compagni il sentimento di un grande vuoto, l’impressione di essere stati ingannati e una deprimente angoscia di fronte all’avvenire.
Anche nei Paesi dell’Europa Occidentale gran parte della gioventù ha perso i motivi per cui vivere. Il fenomeno della droga è un sintomo di questo profondo smarrimento. Il disinteresse per la politica tradisce in molti il senso di impotenza nella lotta per il bene.
A questi fratelli e a queste sorelle voi siete inviati come messaggeri della Buona Novella della salvezza. Incontrando Gesù Cristo e conoscendo la vostra vocazione alla filiazione divina per mezzo della vostra testimonianza di gioia, essi scopriranno qual è il senso della vita. Infatti ciò che essi soffrono è la sete di significato e Gesù Cristo è la Verità che ci fa liberi.
A tutti coloro che sono delusi di fronte ai compiti terrestri della civiltà, voi lancerete l’invito ad essere con voi gli artefici della "civiltà dell’amore", di cui la dottrina sociale della Chiesa – che ho recentemente ricordato e confermato nell’Enciclica Centesimus annus – costituisce il grande Programma.
Lavorare generosamente per la costruzione di una società contrassegnata dalla costante ricerca della giustizia, della concordia, della solidarietà e della pace è un ideale che rivela ad ognuno le ricchezze di donazione e di servizio che porta in sé.
Ognuno, collaborando all’opera di fraternità tra gli uomini e i popoli e impegnandosi con generosità ad aiutare i più poveri, scoprirà la bellezza della vita.
Siete responsabili, cari amici, di portare questo messaggio evangelico che conduce alla vita eterna e nel contempo indica la via per vivere più umanamente sulla terra.
Molto di quel che sarà domani dipende dall’impegno della generazione cristiana di oggi. Dipende soprattutto dall’impegno vostro, giovani carissimi, che presto avrete la responsabilità di decisioni da cui dipenderanno le sorti non solo vostre, ma di molti altri con voi.
A voi, dunque, la missione di assicurare nel mondo di domani la presenza di valori quali la piena libertà religiosa, il rispetto della dimensione personalistica dello sviluppo, la tutela del diritto alla vita, la promozione della famiglia, la valorizzazione delle diversità esistenti tra le culture per un reciproco arricchimento, la salvaguardia dell’equilibrio ecologico minacciato da rischi sempre più gravi.
11. Sono compiti immani, che richiedono cuori intrepidi, capaci di "sperare contro ogni speranza" (cf. Rm 4,18). Giovani carissimi, non siete soli in questa impresa! Accanto a voi c’è Cristo Signore, il quale ha detto: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!" (Lc 12,49). Ecco ciò che può temprare il vostro cuore e spingerlo ad osare le imprese più ardue: il fuoco che Gesù ha portato, il fuoco dello Spirito Santo, che brucia ogni umana miseria, ogni gretto egoismo, ogni pensiero meschino.
Lasciate che questo fuoco divampi nel vostro cuore.
È la Vergine Maria che, qui a Czestochowa, lo ha acceso in voi.
Portate questo fuoco in ogni parte del mondo. Che niente e nessuno possa mai spegnerlo! Che cosa è stata per voi Jasna Gora? Jasna Gora è stata per voi oggi il Cenacolo Ecco, una nuova Pentecoste: la Chiesa ancora una volta riunita insieme con Maria, una Chiesa giovane e missionaria, cosciente della sua missione. Ricevete lo Spirito Santo e siate forti!
Amen!
In risposta al grande applauso che saluta il termine dell'omelia , Giovanni Paolo II aggiunge le seguenti parole:
Posso dirvi ora qualcosa io? C’era molto bisogno di questi vostri applausi. A me non serve più niente. Ma ce ne era bisogno per voi. Ce ne era bisogno per questa grande celebrazione piena di gioia e di trasporto. Miei carissimi, dirò di più. Madre Santissima, perdonami per ciò che dirò. C’era bisogno di questi applausi, anche se niente può ingrandire la tua gloria, ma è una gioia in più il fatto che loro gioiscano, che noi gioiamo in questo giorno. Appunto, tu Maria sei la ragione della nostra gioia e il culmine di tale gioia è proprio quest’oggi – la ragione della nostra gioia. Vogliamo esprimerla così come sappiamo, come uomini, come figli, come tuoi figli. Ragione della nostra gioia!
Miei cari, la gioia può tuttavia stancare, non affatichiamoci, dunque, con la gioia e andiamo avanti nella nostra liturgia che sarà un cammino ancora lungo. Non fino alla sera, ma sicuramente fino al pomeriggio inoltrato.

© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana

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