mercoledì 14 marzo 2012

Le parole del Papa alla GMG: Roma 1992

Riviviamo oggi la GMG del 1992 con il messaggio del papa, le parole da Lui pronunciate durante l'omelia e l'angelus:


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI DI TUTTO IL MONDO PER
ANNUNCIARE IL TEMA DELLA VII GIORNATA
MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo” (Mc 16, 15).
Carissimi giovani,
1. Il Signore ha benedetto in modo davvero straordinario la VI Giornata Mondiale della Gioventù, celebrata lo scorso agosto presso il Santuario di Jasna Gora a Czestochowa. Nell’annunziarvi il tema della prossima Giornata, ritorno con il pensiero a quei momenti meravigliosi, rendendo grazie alla divina Provvidenza per i frutti spirituali che quell’Incontro Mondiale ha portato non solo alla Chiesa, ma all’intera umanità.
Quanto vorrei che il soffio dello Spirito Santo, che abbiamo sentito a Czestochowa, si diffondesse dappertutto! In quei giorni indimenticabili il Santuario Mariano era diventato cenacolo di una nuova Pentecoste, con le porte spalancate verso il terzo Millennio. Ancora una volta il mondo ha potuto vedere la Chiesa, così giovane e così missionaria, piena di gioia e di speranza.
Ho provato una felicità immensa nel vedere tanti giovani, i quali, per la prima volta, si sono trovati insieme dall’Est e dall’Ovest, dal Nord e dal Sud, uniti dallo Spirito Santo nel vincolo della preghiera. Abbiamo vissuto un evento storico, un evento la cui incommensurabile portata salvifica ha aperto una nuova tappa nel cammino di evangelizzazione, del quale i giovani sono i protagonisti.
Eccoci, dunque, alla VII Giornata Mondiale della Gioventù 1992. Come tema di quest’anno, ho scelto le parole di Cristo: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo” (Mc 16, 15). Queste parole, indirizzate agli Apostoli, toccano, mediante la Chiesa, ogni battezzato. Come è facile notare, si tratta di una tematica intimamente collegata a quella dell’anno scorso. Lo stesso Spirito, che ci ha resi figli di Dio, ci spinge all’evangelizzazione. La vocazione cristiana, infatti, implica una missione.
Alla luce del mandato missionario che Cristo ci ha affidato, appaiono con maggior chiarezza il significato e l’importanza delle Giornate Mondiali della Gioventù nella Chiesa. Partecipando a questi raduni, i giovani intendono confermare e rinvigorire il proprio “sì” a Cristo e alla sua Chiesa, ripetendo, con le parole del profeta Isaia: “Eccomi, manda me!” (cf. Is 6, 8). È stato appunto questo il significato del rito di invio, che ha avuto luogo a Czestochowa, quando ho consegnato ad alcuni vostri rappresentanti dei ceri accesi, invitando tutti i giovani a portare la luce di Cristo nel mondo. Sì, a Jasna Gora - alla Montagna Luminosa - lo Spirito Santo ha acceso una luce che è segno di speranza per la Chiesa e per tuta l’unità.
2. La Chiesa è, per sua natura, una comunità missionaria (cf. Ad gentes, 2). Essa vive costantemente protesa in questo slancio missionario, che ha ricevuto dallo Spirito Santo nel giorno della Pentecoste: “avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni” (At 1, 7). Infatti, lo Spirito Santo è il protagonista di tutta la missione ecclesiale (cf. Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris missio, III). Di conseguenza, anche la vocazione cristiana è proiettata verso l’apostolato, verso l’evangelizzazione, verso la missione. Ogni battezzato è chiamato da Cristo a diventare suo apostolo nel proprio ambiente di vita e nel mondo: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv20, 21). Cristo, tramite la sua Chiesa, vi affida la missione fondamentale di comunicare agli altri il dono della salvezza e vi invita a partecipare alla costruzione del suo Regno. Sceglie voi, nonostante i limiti che ciascuno porta con sé, perché vi ama e crede in voi. Questo amore di Cristo, così incondizionato, deve costituire l’anima stessa del vostro apostolato, secondo le parole di San Paolo: “l’amore del Cristo ci spinge” (2 Cor 5, 14).
Essere discepoli di Cristo non è un fatto privato. Al contrario, il dono della fede deve essere condiviso con gli altri. Per questo lo stesso Apostolo scrive: “Non è infatti per me un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1 Cor 9, 16). Non dimenticate, inoltre, che la fede si fortifica e cresce proprio quando la si dona agli altri (cf.  Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris missio, 2).
3. “Andate in tutto il mondo”.
Le terre di missione, in cui siete chiamati ad operare, non sono situate necessariamente nei paesi lontani, ma possono trovarsi in tutto il mondo, anche nei vostri ambienti quotidiani. Nei paesi di più antica tradizione cristiana c’è oggi un urgente bisogno di rimettere in luce l’annuncio di Gesù tramite una nuova evangelizzazione, essendo ancora diffusa la schiera di persone che non conoscono Cristo, o che lo conoscono poco; molte, prese dai meccanismi del secolarismo e dell’indifferentismo religioso, se ne sono allontanate (cf. Eiusdem, Christifideles laici, 4).
Lo stesso mondo dei giovani, miei cari, costituisce per la Chiesa contemporanea una terra di missione. È a tutti noto quali problemi tormentano gli ambienti giovanili: la caduta dei valori, il dubbio, il consumismo, la droga, la delinquenza, l’erotismo, ecc. Ma, al tempo stesso, è viva in ogni giovane una grande sete di Dio, anche se a volte si nasconde dietro un atteggiamento di indifferenza o addirittura di ostilità. Quanti giovani, smarriti e insoddisfatti, sono andati a Czestochowa per dare un senso più profondo e decisivo alla propria vita! Quanti sono venuti da lontano - non solo geograficamente - pur non essendo battezzati! Sono certo che per la vita di molti giovani l’incontro a Czestochowa ha costituito una forma di “preparazione evangelica”; per alcuni, ha addirittura segnato una svolta essenziale, un’occasione di autentica conversione.
La messe è abbondante! Eppure, mentre sono tanti i giovani che cercano Cristo, sono ancora pochi gli apostoli in grado di annunciarlo in modo credibile. C’è bisogno di tanti sacerdoti, di maestri ed educatori nella fede, ma c’è anche bisogno di giovani animati dallo spirito missionario, poiché sono i giovani che “debbono diventare primi e immediati apostoli dei giovani, esercitando da loro stessi l’apostolato fra di loro” (Apostolicam actuositatem, 12). Questa è una basilare pedagogia della fede. Ecco, dunque, il vostro grande compito!
Il mondo di oggi lancia molte sfide al vostro impegno ecclesiale. In particolare, il crollo del sistema marxista nei paesi dell’Europa Centro-orientale e la conseguente apertura di numerosi paesi all’annuncio di Cristo costituiscono un nuovo segno dei tempi, a cui la Chiesa è chiamata a dare una risposta adeguata. Allo stesso modo la Chiesa cerca le vie per superare le barriere di varia natura che permangono in molti altri paesi. Sono indispensabili lo slancio e l’entusiasmo che proprio voi, carissimi giovani, potete offrire alla Chiesa.
4. “Predicate il Vangelo”.
Annunciare Cristo significa soprattutto esserne testimoni con la vita. Si tratta della forma di evangelizzazione più semplice e, al tempo stesso, più efficace a vostra disposizione. Essa consiste nel manifestare la presenza visibile di Cristo nella propria esistenza, attraverso l’impegno quotidiano e la coerenza con il Vangelo in ogni scelta concreta. Oggi il mondo ha bisogno innanzi tutto di testimoni credibili. Voi, cari giovani, che tanto amate l’autenticità nelle persone e che quasi istintivamente condannate ogni tipo di ipocrisia, siete disposti ad offrire al Cristo una testimonianza limpida e sincera.
Testimoniate, dunque, la vostra fede, anche tramite il vostro impegno nel mondo. Il discepolo di Cristo non è mai un osservatore passivo ed indifferente di fronte agli eventi. Al contrario, egli si sente responsabile della trasformazione della realtà sociale, politica, economica e culturale.
Annunziare, inoltre, significa propriamente proclamare, farsi portatore della Parola di salvezza agli altri. Molte persone rifiutano Dio per ignoranza. C’è, infatti, molta ignoranza intorno alla fede cristiana, ma c’è anche un profondo desiderio di ascoltare la Parola di Dio. E la fede nasce dall’ascolto. Scrive San Paolo: “E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?” (Rm 10, 14). Annunziare la Parola di Dio, cari giovani, non spetta soltanto ai sacerdoti o ai religiosi, ma anche a voi. Dovete avere il coraggio di parlare di Cristo nelle vostre famiglie, nel vostro ambiente di studio, di lavoro o di ricreazione, animati dallo stesso fervore degli Apostoli quando affermavano: “Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto ed ascoltato” (At 4, 20). Neanche voi dovete tacere! Esistono luoghi e situazioni in cui solo voi potete portare il seme della Parola di Dio.
Non abbiate paura di proporre Cristo a chi non lo conosce ancora. Cristo è la vera risposta, la più completa a tutte le domande che riguardano l’uomo e il suo destino. Senza di lui l’uomo rimane un enigma senza soluzione. Abbiate, dunque, il coraggio di proporre Cristo! Certo, bisogna farlo con il dovuto rispetto della libertà di coscienza di ciascuno, ma bisogna pur farlo (cf. Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris missio, 39). Aiutare un fratello o una sorella a scoprire Cristo, Via, Verità e Vita (cf.Gv 14, 6) è un vero atto di amore verso il prossimo.
Parlare di Dio, oggi, non è un compito facile. Molte volte si incontra un muro di indifferenza, e anche una certa ostilità. Quante volte sarete tentati di ripetere con il profeta Geremia: “Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane!” Ma Dio risponde sempre: “Non dire: sono giovane, ma va’ da coloro a cui ti manderò” (cf. Ger 1, 6-7). Quindi non scoraggiatevi, perché non siete mai soli. Il Signore non mancherà di accompagnarvi, come ha promesso: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).
5. “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo”.
Il tema della VII Giornata Mondiale della Gioventù vi invita anche a guardare la storia dei popoli, in particolare la storia della loro evangelizzazione.
In vari casi si tratta di storia antichissima, in altri è, invece, storia recente. Ma è meraviglioso il dinamismo con cui proprio le Chiese più giovani crescono nella fede, arricchendo il patrimonio spirituale dell’intera Chiesa universale.
In occasione di questa Giornata, carissimi giovani di tutto il mondo, vi invito a riflettere, alla luce della fede, sulle figure degli apostoli e missionari, i quali per primi hanno innalzato la Croce di Cristo nei vostri paesi. Cercate di trarre dal loro esempio lo zelo e il coraggio per meglio affrontare le sfide dei nostri tempi.
Grati per il dono della fede che hanno portato ai popoli, vogliate assumervi in prima persona la responsabilità della eredità della Croce di Cristo, che siete chiamati a trasmettere alle generazioni future.
A questo punto, desidero rivolgere un incoraggiamento speciale ai giovani del Continente Latinoamericano, dove quest’anno si celebra il V Centenario della prima evangelizzazione. Questo evento, di grande importanza per la Chiesa intera, è per voi un’occasione per ringraziare il Signore della fede che vi ha donato e per rinnovare il vostro impegno di fronte alle sfide della nuova evangelizzazione, alle soglie del terzo Millennio.
6. Con la pubblicazione di questo Messaggio, si apre il cammino di preparazione spirituale alla celebrazione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che vi riunirà intorno ai vostri Vescovi, il giorno della Domenica delle Palme.
Il carattere ordinario della celebrazione, tuttavia, non deve significare un impegno minore. Al contrario, invito voi, giovani, e gli animatori della pastorale giovanile, nonché i responsabili dei movimenti, associazioni e comunità ecclesiali a intensificare lo sforzo, affinché questo cammino si trasformi in una vera scuola di evangelizzazione e di formazione apostolica.
Spero che molti ragazzi e ragazze, animati da sincero zelo apostolico, vorranno consacrare la propria vita a Cristo e alla sua Chiesa, come sacerdoti, religiosi e religiose, oppure come laici disposti anche a lasciare il proprio paese per accorrere là dove scarseggiano gli operai della vigna di Cristo. Ascoltate, dunque, con attenzione la voce del Signore, che anche oggi non cessa di chiamarvi, così come chiamò Pietro ed Andrea: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini” (Mt 4, 19).
Nell’approssimarsi dell’anno 2000, la Chiesa sente l’esigenza di un rinnovato slancio missionario e ripone molta speranza in voi, carissimi giovani, proprio per questo. Non dimenticate di ringraziare ogni giorno lo Spirito Santo, il quale continua ad accendere tanti focolai di impegno apostolico nella Chiesa di oggi. Le comunità parrocchiali vive e dinamiche ne costituiscono un terreno assai fertile, così come le associazioni, i movimenti ecclesiali e le nuove comunità che crescono e si diffondono con tanta abbondanza di carismi, soprattutto negli ambienti giovanili. È, questo, un nuovo soffio che lo Spirito Santo dona ai nostri tempi: come vorrei che esso entrasse nella vita di ciascuno di voi!
Affido a Maria, Regina degli Apostoli, la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù 1992. Ella vi insegni che per portare Gesù agli altri non è necessario compiere gesti straordinari, ma occorre semplicemente avere un cuore ricolmo d’amore per Dio e i fratelli, un amore che spinga a condividere i tesori inestimabili della fede, della speranza e della carità.
Lungo tutto il cammino di preparazione alla VII Giornata Mondiale della Gioventù vi accompagni, carissimi giovani e carissime giovani, la mia speciale benedizione apostolica.
Dal Vaticano, il 24 novembre 1991, Solennità di N. S. Gesù Cristo, Re dell’Universo.
IOANNES PAULUS PP. II



OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
Piazza San Pietro
 Domenica delle Palme, 12 aprile 1992

1. "Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli" (Sal 22, 23).
In questo giorno le parole del Salmo trovano una loro particolare attuazione. Tutta Gerusalemme risuona della gloria del nome di Dio. Proprio di Dio, di Colui che ha fatto uscire il suo popolo dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile.
Questo popolo aspetta la nuova venuta di Dio. In Gesù di Nazaret trova la conferma delle sue attese. Quando Cristo si avvicina a Gerusalemme, andando come pellegrino insieme con gli altri per la festa di Pasqua, è accolto come Colui che viene nel nome del Signore. Il popolo, esultando, canta: "Osanna".
Tutti hanno letto esattamente i segni nei quali si sono compiuti gli annunzi dei Profeti. Anche il segno del re che sarebbe giunto "cavalcando un asino" (cf. Zc 9, 9) anche questo era stato profetato.
2. Però la intuizione collettiva ha i suoi limiti. Colui che, secondo le parole del Salmista, viene per "annunziare il nome di Dio ai suoi fratelli" è, nello stesso tempo - in questo salmo - l’abbandonato, lo schernito, il castigato.
"Mi scherniscono quelli che mi vedono, / storcono le labbra, scuotono il capo: / "Si è affidato al Signore, lui lo scampi; / lo liberi, se è suo amico"" (Sal 22,8-9).
Egli dice poi di se stesso, quasi fra sé e sé:
"Hanno forato le mie mani e i miei piedi, / posso contare tutte le mie ossa . . . / si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte . . .  / Ma tu, Signore, non stare lontano, / mia forza, accorri in mio aiuto!" (Sal 22, 17-20).
"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Sal 22, 2).
Profezia sorprendente! Mediante queste parole siamo già presenti sul Golgota, partecipiamo all’agonia di Cristo sulla croce. Proprio queste parole del Salmista si ritroveranno sulla sua bocca nell’ora dell’agonia.
Cristo, che è venuto a Gerusalemme per la festa di Pasqua, ha letto fino in fondo la veritàracchiusa nei Salmi e nei Profeti. Questa era la verità su di Lui. È venuto per adempiere questa verità fino in fondo.
3. Mediante l’evento della Domenica delle Palme si apre la prospettiva degli avvenimenti ormai vicini, in cui questa piena verità su Cristo-Messia troverà il suo adempimento.
Colui che "pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo . . . umiliò se stesso facendosi obbedientefino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome . . . Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre" (Fil 2, 6-911).
4. Tale è la Verità di Dio racchiusa negli eventi di questa Settimana Santa di Pasqua. Gli eventi hanno il carattere umano. Appartengono alla storia dell’uomo. Questo uomo, però, "davvero . . . era Figlio di Dio" (Mt 27, 54). Gli eventi umani scoprono l’inscrutabile mistero di Dio. Questo è il mistero dell’Amore che salva.
Quando Cristo, dopo la risurrezione, dirà agli Apostoli: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo" (Mc 16, 15): in quel momento egli darà loro l’ordine di predicare proprio questo mistero, la cui pienezza è stata raggiunta negli eventi della Pasqua di Gerusalemme.
5. Le stesse parole del Redentore del mondo sono oggi indirizzate a tutti i Giovani di Roma e di tutta la Chiesa. Esse diventano il filo conduttore della Giornata Mondiale della Gioventù di quest’anno.
È necessario che la verità salvifica del Vangelo sia assunta da voi, carissimi Giovani, così come, un tempo, dai figli e dalle figlie della Santa Città veniva assunta la verità sul Figlio di Davide "che viene nel nome del Signore". È necessario che voi assumiate oggi questa verità salvifica su Cristo crocifisso e risuscitato e, vivendo profondamente di essa, cerchiate di giungere al cuore del mondo contemporaneo.
"Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo" (Mc 16, 15): è la consegna che vi viene da Cristo stesso. Su questo impegno, che costituisce il tema della Settima Giornata Mondiale della Gioventù, avete riflettuto e pregato. È un impegno che tocca personalmente ciascuno di voi. Ogni battezzato è chiamato da Cristo a diventare suo apostolo nel proprio ambiente di vita e nel mondo.
Quale sarà la vostra risposta?
Che ciascuno di voi sappia far sue le parole del Salmista:
"Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli".
Sì. Il tuo nome annunzierò!
In nessun altro nome sotto il cielo c’è salvezza (cf. At 4, 12). Amen!

ANGELUS
Piazza San Pietro
 Domenica delle Palme, 12 aprile 1992

Al termine di questa celebrazione, vorrei rivolgere la mia parola soprattutto ai giovani.
Carissimi giovani qui presenti, carissimi giovani di tutto il mondo!
1. Con ancora vivo nella memoria e nel cuore il ricordo del grande avvenimento di Częstochowa, ho la gioia di convocarvi al prossimo Incontro Mondiale della Gioventù, che avrà luogo negli Stati Uniti nell’Agosto 1993.
Ringrazio per l’accoglienza riservata da più parti alla realizzazione dell’evento in quel grande Paese e, in particolar modo, ringrazio la Conferenza Nazionale dei Vescovi Cattolici e le diocesi che generosamente si sono offerte di ospitare l’incontro. Ho scelto la città di Denver, sulle note Montagne Rocciose, nello Stato del Colorado, mai incluso nell’itinerario dei miei precedenti viaggi apostolici.
2. Il tema dell’VIII Giornata Mondiale della Gioventù sarà: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza" (Io. 10, 10).
Quale migliore augurio e impegno, carissimi giovani, che mettersi in cammino per riscoprire ed incontrare la presenza di Gesù Cristo fonte della vita, della vita piena?
Gesù Cristo! Egli solo risponde in pienezza al nostro anelito di verità, di bellezza, di felicità.
In mezzo a grandi mutamenti storici, dinanzi a crolli epocali e gravi perplessità aperte, c’è tanto bisogno della vostra forza emergente, c’è bisogno della vostra capacità di costruire - su quella "pietra angolare" - nuove forme di vita più degne dell’uomo.
3. Invito, quindi, tutte le comunità cristiane – diocesi, associazioni, movimenti – ad intraprendere un capillare e profondo processo di preparazione e di catechesi dei giovani e con i giovani, da viversi come pellegrinaggio spirituale, orientato verso il raduno di Denver. Lì, a Dio piacendo sarò con i giovani di tutto il mondo per testimoniare il dono, la novità e la pienezza di vita alla quale siamo destinati in Cristo.
La Croce dell’Anno Santo – albero della vita! – che ora passerà dalle mani dei giovani polacchi a quelle dei giovani qui giunti dagli Stati Uniti, accompagni il vostro cammino di preparazione.

Ai pellegrini di espressione inglese
I wish to call upon Catholic young people everywhere to make the next World Meeting of Youth, which will be held in Denver, Colorado, in August 1993, a goal of your spiritual preparation in the months ahead. The theme of the Meeting, "I came that they may have life, and have it abundantly" (Io. 10, 10), proclaims that Jesus Christ alone offers young people the vision and the strength to face the enormous challenges of this significant moment of history.
I greet the Delegation of young people from the United States present here today to receive from their Polish counterparts the Holy Year Cross which they will take to Denver as a sign of the continuing pilgrimage of Catholic youth in the footsteps of the Savior. As Our Lord did on the Cross, we entrust this promise and commitment to the Immaculate Heart of Mary!
Ai giovani di lingua francese
Je salue très cordialement les jeunes de langue française en leur souhaitant de vivre pleinement leur montée vers Pâques. Dès maintenant, je vous appelle à préparer la prochaine Journée Mondiale de la Jeunesse qui aura lieu à Denver en 1993. Nous méditerons ensemble la Parole du Christ qui a dit, à propos de ses disciples: "Je suis venu pour qu’ils aient la vie et qu’ils l’aient en abondance". Je vous invite à envoyer de nombreux délégués à Denver et je demande au Seigneur de vous bénir.
Ai numerosi gruppi di giovani spagnoli
A los jóvenes de lengua española de todo el mundo anuncio que el próximo Encuentro Mundial de la Juventud tendrá lugar, Dios mediante, en la ciudad de Denver (Colorado), Estados Unidos, en el mes de agosto de 1993.
Y el lema de la VIII Jornada Mundial de la Juventud lo expresan estas palabras del Evangelio de san Juan: "Yo he venido para que tengan la vida y la tengan en abundancia".
A todos invito a colaborar y participar en aquel encuentro de fe y esperanza.
Ai fedeli tedeschi
"Ich bin gekommen, damit sie das Leben haben und es in Fülle haben".
Mit diesen Worten Jesu, dem Leitgedanken des nächsten Welt jugendtreffens 1993 in den Vereinigten Staaten von Amerika, lade ich Euch, liebe Jugendliche, herzlich ein, Euch auf das wahre Leben zu besinnen, das Christus durch seinen Tod und seine Auferstehung erworben hat. Euch sowie den Mitgliedern der Chorgemeinschaft aus der Erzdiözese Paderborn und allen Angehörigen erbitte ich für reiche österliche Gnaden Gottes Segen.
Ai pellegrini polacchi
Na koniec pragnę zwrócić się do wszystkich obecnych tutaj młodych z Częstochowy i z Polski, a także z innych pobratymczych krajów. Pragnę wam z całego serca podziękować za ten szczególny Światowy Dzień Młodzieży, który miał miejsce na Jasnej Górze w Częstochowie w sierpniu ubiegłego roku. Równocześnie zaś, prosząc was, abyście przekazali krzyż Światowego Dnia Młodzieży waszym kolegom ze Stanów Zjednoczonych, polecam cała młodzież polską Chrystusowi, który jest “Drogą, Prawdą i Życiem”. Stąd tematem przyszłorocznego Światowego Dnia Młodzieży w Denver (Kolorado) w Stanach Zjednoczonych będą te słowa Chrystusa: “Przyszedłem, aby... miały życie i miały je w obfitości”. Przekażcie to waszym rówieśnikom w Polsce, waszym pobratymcom i sąsiadom. Niech ich modlitwa, medytacja i katecheza skupia sią na tych kluczowych słowach Ewangelii, które mają nas poprowadzić na dalszy etap pielgrzymowania do roku 2000 po narodzeniu Chrystusa. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!
Un invito a rispondere all’appello di pace lanciato dai responsabili delle comunità cattoliche, ortodosse e musulmane della Bosnia Erzegovina è rivolto da Giovanni Paolo II alla comunità internazionale e alle parti in causa nel drammatico conflitto che insanguina il Paese balcanico. Al termine della preghiera dell’Angelus con i fedeli raccolti in Piazza San Pietro, il Papa esprime la propria solidarietà alle popolazioni colpite dalla cieca violenza, auspicando un autentico cammino di dialogo e di pace. Queste le parole di Giovanni Paolo II.
La gioiosa celebrazione della Domenica delle Palme è, purtroppo, turbata dallo strepito delle armi, che ci giunge dalla Bosnia-Erzegovina. Notizie ognor più preoccupanti ci pervengono da quella Repubblica, che vede funestati dal sangue gli albori della propria indipendenza.
Una violenza cieca sta distruggendo la convivenza di quelle care popolazioni, alle quali tutti noi sentiamo il dovere di esprimere profonda solidarietà.
Da parte mia, rivolgo un fervido appello a tutte le parti in causa, affinché abbandonino il cammino nefasto dello scontro armato e intraprendano la via di un dialogo sincero, che solo può portare a soluzioni degne dell’uomo.
Con tali propositi, vi invito tutti a rispondere all’appello che hanno lanciato opportunamente i responsabili delle comunità religiose della Bosnia-Erzegovina, e cioè i responsabili delle comunità cattoliche, ortodosse e musulmane in quel Paese. Con la nostra preghiera e con la nostra opera aiuteremo così quelle care popolazioni a ritrovare il cammino della pace.

© Copyright 1992 - Libreria Editrice Vaticana

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