lunedì 5 marzo 2012

Le parole del Papa alla GMG: Santiago de Compostela 1989

Come già per Buenos Aires riviviamo Santiago con il messaggio papale, l'omelia e l'angelus. Se voleste invece rileggere tutti gli interventi del Papa (compresi quelli tenuti per la giornata diocesana o i vari interventi spagnoli) vi invitiamo a cliccare qui


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
PER LA IV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU'

«Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6)
Carissimi giovani!
Sono molto lieto di essere ancora una volta fra voi ad annunziare la celebrazione della IV Giornata Mondiale della Gioventù. Nel mio dialogo con voi, infatti, questa giornata occupa un posto privilegiato, perché mi offre la felice occasione di rivolgere la parola ai giovani non di un solo paese, ma di tutto il mondo, per dire a tutti e a ciascuno di voi che il Papa vi guarda con tanto amore e tanta speranza, che vi ascolta con molta attenzione e vuole rispondere alle vostre attese più profonde.
La Giornata Mondiale del 1989 avrà al suo centro Gesù Cristo, quale nostra via, verità e vita (cfr.Gv 18,6). Essa, pertanto, dovrà diventare per tutti voi la giornata di una nuova, più matura e più profonda scoperta di Cristo nella vostra vita.
Esser giovani costituisce già di per sé una singolare ricchezza, propria di ogni ragazzo e di ogni ragazza (cfr. «Epistula apostolica ad iuvenes internationali vertente anno iuventuti dicato», 3, die 31 mar. 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 1 [1985] 760). Questa ricchezza consiste, fra l'altro, nel fatto che la vostra è un'età di molte importanti scoperte. Ciascuno e ciascuna di voi scopre se stesso, la propria personalità, il senso della propria esistenza, la realtà del bene e del male. Scoprite anche tutto il mondo che vi circonda - il mondo degli uomini e il mondo della natura. Ora, fra queste numerose scoperte non ne deve mancare una, che è di importanza fondamentale per ogni essere umano: la scoperta personale di Gesù Cristo. Scoprire Cristo sempre di nuovo e sempre meglio è l'avventura più meravigliosa della nostra vita. Perciò, in occasione della prossima Giornata della Gioventù, desidero porre a ciascuno e a ciascuna di voi alcune domande molto importanti ed indicarvi le risposte.
- Hai già scoperto Cristo, che è la via?
Sì, Gesù è per noi una via che conduce al Padre - la via unica. Chi vuole raggiungere la salvezza, deve incamminarsi per questa via. Voi giovani molto spesso vi trovate al bivio, non sapendo quale strada scegliere, dove andare; ci sono tante strade sbagliate, tante proposte facili, tante ambiguità. In tali momenti non dimenticate che Cristo, col suo Vangelo, col suo esempio, con i suoi comandamenti, è sempre e solo la via più sicura, la via che sbocca in una piena e duratura felicità.
- Hai già scoperto Cristo, che è la verità?
La verità è l'esigenza più profonda dello spirito umano. Soprattutto i giovani sono affamati della verità intorno a Dio e all'uomo, alla vita ed al mondo. Nella mia prima enciclica «Redemptor Hominis» ho scritto: «L'uomo che vuole comprendere se stesso fino in fondo, - non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere - deve, con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo» («Redemptor Hominis, 10). Cristo è la parola di verità, pronunciata da Dio stesso, come risposta a tutti gli interrogativi del cuore umano. E' colui che ci svela pienamente il mistero dell'uomo e del mondo.
- Hai già scoperto Cristo, che è la vita?
Ciascuno di voi desidera tanto vivere la vita nella sua pienezza. Vivete animati da grandi speranze, da tanti bei progetti per l'avvenire. Non dimenticate, però, che la vera pienezza della vita si trova solo in Cristo, morto e risorto per noi. Solo Cristo è capace di riempire fino in fondo lo spazio del cuore umano. Egli solo dà la forza e la gioia di vivere, e ciò nonostante ogni limite o impedimento esterno.
Sì, scoprire Cristo è la più bella avventura della vostra vita. Ma non basta scoprirlo una volta sola. Ogni scoperta, che si fa di lui, diventa un invito a cercarlo sempre di più, a conoscerlo ancora meglio mediante la preghiera, la partecipazione ai sacramenti, la meditazione della sua Parola, la catechesi, l'ascolto degli insegnamenti della Chiesa. E', questo, il nostro compito più importante, come aveva capito molto bene san Paolo, quando scriveva: «Per me, infatti, il vivere è Cristo» (Fil 1,21).
2. Dalla nuova scoperta di Cristo - quando è autentica - nasce sempre, come diretta conseguenza, il desiderio di portarlo agli altri, cioè un impegno apostolico. Questa è appunto la seconda linea-guida della prossima Giornata della Gioventù.
Tutta la Chiesa è destinataria del mandato di Cristo: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15). Tutta la Chiesa, quindi, è missionaria ed evangelizzatrice, vivendo in continuo stato di missione (cfr. «Ad Gentes», 2). Essere cristiani significa essere missionari-apostoli (cfr. «Apostolicam Actuositatem», 2). Non basta scoprire Cristo - bisogna portarlo agli altri!
Il mondo di oggi è una grande terra di missione, perfino nei Paesi di antica tradizione cristiana. Dappertutto oggi il neopaganesimo ed il processo di secolarizzazione costituiscono una grande sfida al messaggio evangelico. Ma, al tempo stesso, si aprono anche ai nostri giorni nuove occasioni per l'annuncio del Vangelo; si nota, ad esempio, una crescente nostalgia del sacro, dei valori autentici, della preghiera. Perciò, il mondo di oggi ha bisogno di molti apostoli - soprattutto di apostoli giovani e coraggiosi. A voi giovani spetta in modo particolare il compito di testimoniare la fede oggi e l'impegno di portare il Vangelo di Cristo - via, verità e vita - nel terzo millennio cristiano, di costruire una nuova civiltà che sia civiltà di amore, di giustizia e di pace.
Per ogni nuova generazione sono necessari nuovi apostoli. E qui sorge una speciale missione per voi. Siete voi giovani i primi apostoli ed evangelizzatori del mondo giovanile, tormentato oggi da tante sfide e minacce (cfr. «Apostolicam Actuositatem», 12). Principalmente voi potete esserlo, e nessuno può sostituirvi nell'ambiente dello studio, del lavoro e dello svago. Sono tanti i vostri coetanei che non conoscono Cristo, o che non lo conoscono abbastanza. Perciò, non potete rimanere silenziosi e indifferenti! Dovete avere il coraggio di parlare di Cristo, di testimoniare la vostra fede mediante il vostro stile di vita ispirato al Vangelo. San Paolo scrive: «Guai a me, se non predicassi il Vangelo!» (1Cor 9,16). Davvero, la messe evangelica è grande e ci vogliono tanti operai. Cristo si fida di voi e conta sulla vostra collaborazione. In occasione della prossima Giornata della Gioventù, vi invito quindi a rinnovare il vostro impegno apostolico. Cristo ha bisogno di voi! Rispondete alla sua chiamata col coraggio e con lo slancio proprio della vostra età.
3. Il famoso Santuario a Santiago di Compostela, in Spagna, costituirà un punto di riferimento assai importante per la celebrazione di questa giornata nel 1989. Come vi ho già annunciato, dopo la celebrazione ordinaria della vostra festa - la Domenica delle Palme - nelle Chiese particolari, io vi dò appuntamento proprio in quel Santuario, dove mi recherò, pellegrino come voi, il 19 e 20 agosto 1989; sono certo che non mancherete al mio invito, così come non siete mancati all'indimenticabile incontro di Buenos Aires, nel 1987.
L'appuntamento di Santiago vedrà comunque la partecipazione di tutta la Chiesa universale, sarà un momento di comunione spirituale anche con quelli tra di voi che non potranno essere fisicamente presenti. A Santiago i giovani rappresenteranno, infatti, le Chiese particolari di tutto il mondo, e il «Cammino di Santiago» e la spinta evangelizzatrice saranno patrimonio di voi tutti.
Santiago di Compostela è un luogo che ha svolto un ruolo di grande importanza nella storia del cristianesimo e, perciò, già di per sé trasmette a tutti un messaggio spirituale molto eloquente. Questo luogo è stato nei secoli «punto di attrazione e di convergenza per l'Europa e per tutta la cristianità... L'intera Europa si è ritrovata attorno alla "memoria" di Giacomo in quegli stessi secoli, nei quali essa si costruiva come continente omogeneo e spiritualmente unito» (cfr. «Allocutio Compostelae, in cathedrali templo sancti Iacobi, ad quosdam Europae civiles Auctoritates et Episcopos conferentiarum praesides habita», 1, die 9 nov. 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V, 3 [1982] 1258).
Presso la tomba di san Giacomo vogliamo imparare che la nostra fede è storicamente fondata, e quindi non è qualcosa di vago e di passeggero: nel mondo di oggi, contrassegnato da un grave relativismo e da una forte confusione di valori, dobbiamo sempre ricordare che, come cristiani, siamo realmente edificati sulle stabili fondamenta degli apostoli, avendo Cristo stesso come pietra angolare (cfr. Ef 2,20).
Presso la tomba dell'apostolo, vogliamo anche accogliere di nuovo il mandato di Cristo: «Mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra» (At 1,8). San Giacomo, che fu il primo a sigillare la sua testimonianza di fede col proprio sangue, è per tutti noi un esempio ed un maestro eccellente.
Santiago di Compostela non è solo un Santuario, ma è anche un cammino, cioè una fitta rete di itinerari di pellegrinaggio. Il «Cammino di Santiago» fu per secoli un cammino di conversione e di straordinaria testimonianza della fede. Lungo questo cammino sorgevano i monumenti visibili della fede dei pellegrini: le chiese e numerosi ospizi.
Il pellegrinaggio ha un significato spirituale molto profondo e può costituire già di per sé un'importante catechesi. Infatti - come ci ha ricordato il Concilio Vaticano II - la Chiesa è un Popolo di Dio in cammino, «alla ricerca della città futura e permanente» (cfr. «Lumen Gentium», 9). Oggi nel mondo la pratica del pellegrinaggio conosce un periodo di rinascita, soprattutto tra i giovani. Voi siete tra i più sensibili a rivivere, oggi, il pellegrinaggio come «cammino» di rinnovamento interiore, di approfondimento della fede, di rafforzamento del senso della comunione e della solidarietà con i fratelli, e come mezzo per scoprire le personali vocazioni. Sono certo che grazie al vostro entusiasmo giovanile il «Cammino di Santiago» riceverà quest'anno un nuovo e ricco sviluppo.
4. Il programma di questa giornata è molto impegnativo. Per raccoglierne i frutti, è perciò necessaria una specifica preparazione spirituale sotto la guida dei vostri pastori nelle diocesi, nelle parrocchie, associazioni e movimenti, sia per la Domenica delle Palme, sia per il pellegrinaggio a Santiago di Compostela nell'agosto 1989. All'inizio di questa fase preparatoria, mi rivolgo a tutti ed a ciascuno di voi con le parole dell'apostolo Paolo: «Camminate nella carità...; camminate da figli della luce» (Ef5,2.8). Entrate in questo periodo di preparazione con tali disposizioni di spirito!
Camminate, dunque, io dico a tutti voi, giovani pellegrini del «Cammino di Santiago». Cercate di ritrovare, durante i giorni del pellegrinaggio, lo spirito degli antichi pellegrini, coraggiosi testimoni della fede cristiana. In questo cammino imparate a scoprire Gesù che è la nostra via, verità e vita.
Desidero, infine, rivolgere una speciale parola di incoraggiamento ai giovani della Spagna. Questa volta sarete voi ad offrire ospitalità ai vostri fratelli e sorelle, provenienti da tutto il mondo. Vi auguro che questo incontro a Santiago lasci tracce profonde nella vostra vita e sia per tutti voi un potente fermento di rinascita spirituale.
Carissimi giovani, carissime giovani, concludo questo messaggio con un abbraccio di pace che desidero inviare a tutti voi, dovunque vi troviate. Affido il cammino di preparazione e di celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù 1989 alla speciale protezione di Maria, Regina degli apostoli, e di san Giacomo, venerato nei secoli presso l'antico Santuario di Compostela. La mia benedizione apostolica vi accompagni, in segno di incoraggiamento e di augurio, lungo tutto l'itinerario.
Dal Vaticano, il 27 novembre dell'anno 1988.
GIOVANNI PAOLO II

VISITA PASTORALE A SANTIAGO DE COMPOSTELA
PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
CELEBRAZIONE EUCARISTICA AL MONTE DE GOZO
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Santiago de Compostela (Spagna) - Domenica, 20 agosto 1989

1. “Anche popoli e abitanti di numerose città si raduneranno e si diranno l’un l’altro: Su, andiamo a supplicare il Signore, a trovare il Signore degli eserciti” (Zc 8, 20-21).
Saluto cordialmente tutti i presenti!
Abitanti di numerose città! Rappresentanti di molti popoli e nazioni! Giunti qui non soltanto dalla Galizia, da tutta la Spagna, dai paesi dell’Europa, dall’Atlantico fino agli Urali, ma anche dall’America del Nord e dall’America Latina, dal Medio Oriente, dall’Africa, dall’Asia e dall’Oceania.
Così come mi è gradito salutare i giovani che sono venuti da tante comunità parrocchiali e diocesane, da associazioni, movimenti e gruppi della Chiesa di Dio.
Saluto i giovani presenti a questa celebrazione eucaristica e tutti i vostri coetanei, ovunque si trovino.
Vi ho invitato a questo pellegrinaggio in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù dell’anno del Signore 1989. Vi ringrazio vivamente per la vostra presenza.
2. Questo luogo è legato alla memoria dell’apostolo di Gesù Cristo. Uno dei due figli di Zebedeo: Giacomo, fratello di Giovanni. Attraverso il Vangelo conosciamo il nome di suo padre ed anche di sua madre. Sappiamo che lei si rivolse a Gesù in favore dei suoi figli: “di’ che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno” (Mt 20, 21).
La madre si preoccupò di assicurare il futuro dei suoi figli. Osservava tutto quello che faceva Gesù; aveva visto il potere divino che contrassegnava la sua missione. Credeva certamente che egli era il Messia annunciato dai profeti. Il Messia che doveva ristabilire il regno di Israele (cf. At 1, 6).
Non bisogna meravigliarsi del comportamento di questa madre. Non bisogna meravigliarsi di una figlia di Israele che amava il suo popolo. E amava i suoi figli. Desiderava per loro ciò che riteneva un bene.
3. Ecco qui Giacomo, figlio di Zebedeo, pescatore come suo padre e suo fratello; figlio di una madre risoluta.
Giacomo seguì Gesù di Nazaret. Quando il Maestro, rispondendo alla richiesta di sua madre, chiese: “Potete bere il calice che io sto per bere?” (Mt 20, 22), Giacomo e suo fratello Giovanni risposero senza esitazione “Lo possiamo” (Mt 20, 22).
Questa non è una risposta calcolata, ma piena di fiducia.
Giacomo non sapeva ancora, o comunque non lo sapeva in maniera totale, cosa volesse dire questo “calice”. Cristo parlava del calice che lui stesso avrebbe dovuto bere; il calice che avrebbe ricevuto dal Padre.
Giunse il momento nel quale Cristo realizzò ciò che aveva annunciato: bevve fino all’ultima goccia il calice che il Padre gli aveva dato.
In realtà, sul Golgota, Giacomo non stava con il suo Maestro. Né tanto meno stava Pietro né gli altri apostoli. Insieme alla Madre di Cristo restò soltanto Giovanni; solamente lui.
Tuttavia più tardi tutti compresero - e Giacomo comprese - la verità sul “calice”. Comprese che Cristo doveva berlo fino all’ultima goccia. Comprese che era necessario che soffrisse tutto ciò; che patisse la morte in Croce . . .
Cristo, infatti, il Figlio di Dio, “non è venuto per essere servito, ma per dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20, 28).
Cristo è il servo della Redenzione umana!
Perciò: “colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo” (Mt 20, 26).
4. Lungo i secoli gente di molte città e di molte nazioni è venuta in pellegrinaggio fin qui; anche l’Apostolo al quale Cristo aveva detto: “berrai il mio calice”.
I giovani sono venuti in pellegrinaggio per apprendere vicino alla tomba dell’Apostolo questa verità evangelica: “colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo”.
In queste parole vi è il criterio essenziale della grandezza dell’uomo. Questo criterio è nuovo. Lo fu al tempo di Cristo e continua ad esserlo dopo duemila anni.
Questo criterio è nuovo. Implica una trasformazione, un rinnovamento dei criteri con i quali si governa il mondo. “I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi” (Mt 20, 25-26).
Il criterio con il quale è governato il mondo è il criterio del successo. Avere il potere . . . Avere il potere economico, per mettere in evidenza la subordinazione degli altri. Avere il potere culturale per manipolare le coscienze. Usare e abusare!
Questo è lo “spirito di questo mondo”.
Questo significa forse che il potere in se stesso è male? Che l’economia - l’iniziativa economica - in se stessa è male?
No! Assolutamente. Entrambe possono essere anche un modo di servire. Questo è lo spirito di Cristo, la verità del Vangelo. Questa verità e questo spirito sono testimoniati nella cattedrale di Santiago de Compostela dall’Apostolo, che - secondo il desiderio di sua madre - avrebbe dovuto essere il primo; ma - seguendo Cristo - si fece servo.
5. Perché siete qui voi, giovani degli anni novanta e del XX secolo? Non sentite forse anche dentro di voi “lo spirito di questo mondo” che, nella misura in cui questa epoca è ricca di strumenti d’uso e di abuso, lotta contro lo spirito del Vangelo?
Non siete forse venuti qui per convincervi definitivamente che “essere grandi” significa “servire”? Ma . . . siete disposti a bere questo calice? Siete disposti a lasciarvi penetrare dal corpo e dal sangue di Cristo, per morire all’uomo vecchio che è in noi e risuscitare con lui? Sentite la forza del Signore per farvi carico dei sacrifici, delle sofferenze e delle “croci” che pesano sui giovani disorientati circa il senso della vita, manipolati dal potere, disoccupati, affannati, travolti dalla droga e dalla violenza, schiavi dell’erotismo che si diffonde ovunque? Sapete che il giogo di Cristo è soave . . . E che solo in lui avremo il cento per uno, qui ed ora, e infine la vita eterna?
6. Perché siete qui voi, giovani degli anni novanta e del XX secolo? Non sentite anche dentro di voi “lo spirito di questo mondo”?
Non siete venuti forse - torno a ripetervelo - per convincervi definitivamente che “essere grandi” significa “servire”? Questo “servizio” non è certamente un mero sentimento umanitario. Né la comunità dei discepoli di Cristo è una agenzia di volontariato e di aiuto sociale. Un servizio di questa natura resterebbe limitato all’orizzonte dello “spirito di questo mondo”. No! Si tratta di molto di più. La radicalità, la qualità e il destino del “servizio” al quale tutti siamo chiamati si inquadra nel mistero della Redenzione dell’uomo. Perché siamo stati creati, siamo stati chiamati, siamo stati destinati, innanzitutto e soprattutto, a servire Dio, ad immagine e somiglianza di Cristo che, come Signore di tutto il creato, centro del cosmo e della storia, manifestò la sua regalità mediante l’obbedienza fino alla morte, essendo stato glorificato nella Risurrezione (cf. Lumen Gentium, 36). Il Regno di Dio si realizza attraverso “questo servizio” che è pienezza e misura di ogni servizio umano. Non agisce con il criterio degli uomini mediante il potere, la forza e il denaro, chiede a ciascuno di noi la totale disponibilità a seguire Cristo, il quale “non è venuto per essere servito, ma per servire”.
Vi invito, cari amici, a scoprire la vostra autentica vocazione per collaborare alla diffusione di questo Regno della verità e della vita, della santità e della grazia, della giustizia, dell’amore e della pace. Se veramente desiderate servire i vostri fratelli, lasciate che Cristo regni nei vostri cuori, che vi aiuti a capire e a crescere nel dominio di voi stessi, che vi fortifichi nelle virtù, che vi riempia soprattutto della sua carità, che vi porti per il cammino che conduce alla “condizione dell’uomo perfetto”. Non abbiate paura di essere santi! Questa è la libertà con cui Cristo ci ha liberato (cf. Gal 5, 1). Non come la promettono con illusione ed inganno i poteri di questo mondo: una totale autonomia, una rottura da ogni appartenenza in quanto creature e figli, un’affermazione di autosufficienza, che ci lascia indifesi dinanzi ai nostri limiti e alle nostre debolezze, soli nel carcere del nostro egoismo, schiavi dello “spirito di questo mondo”, condannati alla “schiavitù della corruzione” (Rm 8, 21).
Perciò, chiedo al Signore che vi aiuti a crescere in questa “autentica libertà”, come criterio fondamentale ed illuminante di giudizio e di scelta nella vita. Questa stessa libertà orienterà la vostra condotta morale nella verità e nella carità. Vi aiuterà a scoprire l’amore autentico, non corrotto da un permissivismo alienante e deleterio. Vi renderà persone aperte a un’eventuale chiamata alla donazione totale nel sacerdozio o nella vita consacrata. Vi farà crescere in umanità mediante lo studio e il lavoro. Animerà le vostre opere di solidarietà e il vostro servizio ai bisogni nel corpo e nell’anima. Vi trasformerà in “signori” per servire meglio e non essere “schiavi”, vittime e seguaci dei modelli dominanti negli atteggiamenti e nei comportamenti.
7. Servire: essere uomo per gli altri.
Questa è anche la verità, che l’apostolo Paolo insegna in modo eloquente, nella seconda lettura della liturgia di questo giorno.
“Non valutatevi più di quanto è conveniente, ma valutatevi in maniera da avere di voi un giusto concetto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato” (Rm 12, 3).
E l’Apostolo aggiunge:
“abbiamo pertanto doni diversi” (Rm 12, 6).
Sì! È necessario conoscere esattamente che doni ti ha concesso Dio in Cristo. È necessario conoscere bene il dono ricevuto, per saperlo dare agli altri. Per contribuire al bene comune.
Sì. È necessario sapere bene quali doni ti ha concesso Dio in Cristo. È necessario conoscere bene il dono ricevuto nella propria esperienza di vita familiare e parrocchiale, nella partecipazione associativa, nella fioritura carismatica dei movimenti, per saperlo dare agli altri. Per arricchire così la comunione e l’impulso missionario della Chiesa. Per essere testimoni di Cristo nel quartiere e nella scuola, nell’università e nella fabbrica, nei luoghi di lavoro e di divertimento . . . Per contribuire al bene comune, come servitori esperti di crescita in umanità, di dignità e solidarietà, nelle quali i giovani siano autentici protagonisti di forme di vita più umane.
8. Questo insegna l’Apostolo. E ciò che dice non è un semplice insegnamento, ma un fervente invito.
“La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità” (Rm 12, 9-13).
Non lo dice particolarmente a voi? Ai giovani? Il vostro essere giovani non vi rende sensibili precisamente a questo programma di vita e di comportamento? A questo mondo di valori?
Non vi apre verso questo mondo? E se, per caso, avvertite le resistenze che vengono dal di dentro, o anche dal di fuori, il vostro essere giovani non è disposto a lottare proprio per una simile “forma” di vita?
Questa forma è stata data alla vita umana da Cristo. Egli sa cosa vi è nell’uomo (cf. Gv 2, 25).
“Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione” (Gaudium et Spes, 22).
Amati giovani, lasciatevi prendere da lui! Soltanto Cristo è la via, la verità e la vita come, nella mirabile sintesi evangelica, proclama il motto della nostra Giornata Mondiale.
O monte della Gioia, dove si radunavano i pellegrini, fa’ che ricordiamo una delle caratteristiche più belle di Santiago del suo cammino: l’universalità.
Vi invito a mantenervi, come avete sempre fatto, nei vincoli della cattolicità.
9. Siete venuti in pellegrinaggio fin qui, alla tomba dell’Apostolo, il quale può confermare in prima persona, per così dire, la verità sulla vocazione dell’uomo, il cui punto di riferimento è Cristo. Venite per trovare la vostra personale vocazione.
Vi accostate all’altare per offrire, con il pane e il vino, la vostra giovinezza, la ricerca della verità, così come il buono e il bello che è in voi.
Tutta questa inquietudine creativa.
Tutte le sofferenze dei vostri giovani cuori.
10. Stando con voi, voglio dirvi con il salmista: Ecco che “la terra ha dato i suoi frutti” (Sal 67, 7), il frutto più prezioso: l’uomo, la gioventù umana.
Risplenda dinanzi a voi il volto di Dio, che si riflette nel volto umano di Cristo, redentore dell’uomo.
“Esultino le genti e si rallegrino” (Sal 67, 5).
Che i vostri coetanei, nel vedere il vostro pellegrinaggio possano esclamare: “Vogliamo venire con voi, perché abbiamo compreso che Dio è con voi” (Zc 8, 23).
Questo vi augura il Papa, il Vescovo di Roma, che ha partecipato con voi a questo pellegrinaggio a Santiago de Compostela.

IV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
GIOVANNI PAOLO II
ANGELUS
Santiago de Compostela (Spagna) - Domenica, 20 agosto 1989

“Respice stellam, voca Mariam!”.
Guarda la stella, invoca Maria! 

Come conclusione di questa quarta Giornata Mondiale della Gioventù, reciteremo ora la bella preghiera mariana dell’Angelus. Con essa affidiamo alla Madre celeste le intenzioni e i propositi che hanno accompagnato il nostro pellegrinaggio in questa ospitale città di Santiago de Compostela.
1. Amatissimi giovani, siete venuti, numerosissimi da tante nazioni e città. Molti di voi con enorme sacrificio. Desidero ringraziarvi di cuore per questo gesto. Ma questo doveroso ringraziamento voglio estenderlo anche ai vostri cari, che vi hanno permesso di intraprendere il percorso iacopeo e la strada di Santiago, così come agli organizzatori delle diverse manifestazioni ed attività. Grazie, molte grazie a tutti!
2. Vi esorto ora a volgere il vostro cuore e il vostro sguardo alla beata Vergine Maria, guida e faro splendente nel mare della vita. Tra poco, l’invocheremo tutti insieme, con serena fiducia, perché confermi i nostri desideri, ora che sta per concludersi questo importante incontro, insieme al ricordo dell’apostolo Giacomo. Questo pellegrinaggio deve rafforzare nel nostro intimo, con l’aiuto materno della “Stella del mattino”, il “nuovo mattino” cui l’umanità anela incessantemente, la salda convinzione che Gesù Cristo è “la Via, la Verità e la Vita”. Soltanto lui dà pieno senso alla storia umana.
Maria, la credente per antonomasia, è “figura della Chiesa nell’ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo” (Lumen Gentium, 63). Perciò la figura singolare della Vergine sia esempio per tutti i fedeli, in modo particolare per voi, amati giovani. Nostra Signora è proposta dalla Chiesa come modello di vita; una vita in funzione della volontà di Dio. Il suo pellegrinare per il cammino dell’esistenza terrena fu un “sì” deciso, totale e responsabile alle indicazioni del Signore. Ricordiamo Nazaret, Betlemme, la fuga in Egitto. Cana di Galilea, il Golgota, la Pentecoste nel Cenacolo di Gerusalemme. Sono tappe di un pellegrinaggio compiuto con profonda fede. Beata sei tu, Maria, perché hai creduto . . ., per questo tutte le generazioni ti chiameranno beata! (cf. Lc 1, 45. 48).
Voi avete deciso di seguire Gesù, il Figlio di Dio. Quante volte la Madre ci ha portato amorosamente a suo Figlio! Per Maria a Gesù! La Vergine, dal cielo, vi guarda con affetto e vi protegge nelle vicissitudini della vita. Madre dell’umanità redenta, esempio di amore, di abnegazione e di servizio, fa’ che questi tuoi figli che ti invocano come Madre, dopo il pellegrinaggio terreno, siano degni di stare con te nel Regno della vita!
È sempre più necessario che anche nei luoghi più nascosti del mondo vi siano testimoni, testimoni giovani, del Vangelo, senza paura o timore dinanzi alle situazioni e alle circostanze avverse, che sappiano vivere con coerenza le esigenze della fede, con lo sguardo fisso alla santificazione personale e all’esercizio della carità fraterna.
Che questa giornata vi spinga a collaborare decisamente al disegno salvifico di Dio, in un mondo religiosamente secolarizzato e socialmente frammentato, perché la buona Novella della salvezza giunga a tutti gli uomini. Annunciate con decisione la verità unica di Cristo!
3. “Respice stellam, voca Mariam”.
Guarda la stella, invoca Maria!
La Vergine sia ora e sempre vostra stella e protezione. Amatela come Madre, quale è. Madre di Cristo e Madre nostra! E che san Giacomo renda voi testimoni fedeli e decisi; testimoni del perdono, della pace e della misericordia; testimoni che preferiscono costruire sulla base solida dell’amore e della bontà; testimoni che aspettano con pazienza e, a volte, dolente fiducia la venuta del Signore.
Madre di tutti gli uomini, insegnaci a dire “Amen”!
Al termine il santo Padre ha così parlato a un gruppo di giovani libanesi:
Vi ringrazio per il messaggio che mi avete appena consegnato. Sono vivamente addolorato per il fatto che, nonostante gli sforzi effettuati durante quest’ultima settimana, anche da parte del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, i bombardamenti continuino a provocare vittime e sofferenze tra l’amatissimo popolo libanese. Sembra che l’intenzione voglia essere quella di distruggere la città di Beyrout e, in modo particolare, le zone abitate dai cristiani.
Nel nome di Dio, rinnovo alle autorità responsabili il mio pressante appello alla riconciliazione e all’immediato cessate il fuoco, per poter iniziare un dialogo che porti a un accordo nel quale siano presi nella dovuta considerazione tutti i legittimi diritti storici e religiosi di tutte le parti in causa, ridando a tutta la popolazione, senza discriminazione alcuna, la speranza di poter vivere in un clima di pace e di reciproco rispetto.

Cari giovani, vi ringrazio per questa vostra presenza così numerosa e così significativa; vi ringrazio per la vostra splendida testimonianza di fede viva e vibrante. Abbiate sempre dentro di voi la gioia di questa fede! Fatela trasparire! Diffondetela attorno a voi: sarà il frutto più bello di questo mirabile pellegrinaggio presso la tomba di San Giacomo.
Chers amis de langue française, au moment de nous quitter, je vous remercie de tout cœur de votre participation enthousiaste à cette rencontre inoubliable. Maintenant, je vous encourage vivement à porter à tous vos frères et sœurs la Bonne Nouvelle que Jésus-Christ est le Chemin, la Vérité et la Vie. Comme l’Apôtre saint Jacques, soyez vous aussi des témoins du Christ avec toute l’ardeur et la générosité de votre jeunesse. Le Pape vous aime. Allez dans la paix du Christ!
Dear young people! I thank you for being here and for taking part in this great experience of prayer and friendship in Christ. I ask you to be witnesses to all whom you meet of the love of God and the faith that we have shared.
Drodzy młodzi pielgrzymi z Polski i środowisk polonijnych, serdecznie Was pozdrawiam i dziękuję Wam za uczestnictwo w tegorocznym Światowym Dniu Młodzieży w Santiago de Compostela. Wasze pielgrzymowanie do miasta świętego Jakuba wymagało wiele wysiłku, poświęcenia, ofiar, wyrzeczeń, samozaparcia i wytrwałości. Z młodzieńczym entuzjazmem pokonaliście wszystkie trudności i znaleźliście się tu wespół z tylu Waszymi rówieśnikami z różnych stron świata, aby u grobu Apostoła i Męczennika odczytywać na nowo własne powołanie, utwierdzać się w nim, uczyć się prawdy ewangelicznej o istotnym kryterium wielkości człowieka: “kto by chciał stać się wielkim, niech będzie jako sługa”;  aby stąd wynieść to przekonanie, że być wielkim to znaczy “służyć”, czyli być człowiekiem dla drugich na wzór Chrystusa.
Zanieście do Waszych domów, rodzin, środowisk, uczelni i parafii to bogactwo przeżyć duchowych, które stały się Waszym udziałem w tych dniach.
Bogarodzica Dziewica, przedziwnie obecna w zbawczym posłannictwie Chrystusa, niech będzie Wam gwiazdą przewodnią w ziemskim pielgrzymowaniu wiary, nadziei, miłosci i doskonałego zjednoczenia z Chrystusem, który jest naszą drogą, prawdą i życlem.
Błogosławię Wam wszystkim w imię Trójcy Przenajświętszej.

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana 


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