venerdì 6 aprile 2012

Chinato il capo, spirò

Proseguiamo le nostre riflessioni sul triduo pasquale tratte dal volume "Cristo, mia speranza, è risorto"! di Don Giuseppe Turani

Significato e contenuti del venerdì santo


Il venerdì santo celebra il memoria della morte pasquale di Cristo; non è il giorno del lutto, ne il funerale di Cristo, poiché celebra la morte "gloriosa" del Signore. Ogni giorno del triduo non deve essere concepito in sé ma in relazione agli altri due giorni, quindi ogni giorno celebra il triduo nella sua completezza e unità. [...]
La croce, mostrata all'assemblea e adorata, è il centro della celebrazione. Essa è il fulcro della storia e l'asse attorno al quale ruota il mondo nel movimento della creazione e della redenzione. E' la riconciliazione tra cielo e terra, tra eternità e storia, è una salvezza così definitiva da non temere alcuna sconfitta parziale. E' innalzata come vela perché conduca al porto della salvezza i nati della croce; avanza gloriosa carica di speranza, di vita e risurrezione.
La celebrazione della passione del Signore gravita attorno a un'azione simbolica che consta di due movimenti: "da" e "verso" la croce, cioè adorazione e glorificazione, ma anche movimento della croce verso l'assemblea celebrante. Il corpo del Signore, sacrificato sul legno in apparenza umiliante, attrae coloro che per grazia vedono il riflesso di luce che sgorga come rinnovata energia nel cuore delle infinite croci degli uomini. Allora, uno dopo l'altro, tutti si chinano a baciare quel legno che ha donato la libertà a lungo vanamente cercata. [...]
Senza una corretta regia celebrativa, il paradosso della croce - gloria è sempre a rischio. Anche l'arredo della celebrazione deve evitare due estremi: quello che lascia l'ambiente inalterato rispetto al resto dell'anno e quello che tende a "mimare" ogni particolare della vicenda della passione. La scelta dei canti, le antifone, i salmi devono trovare un'espressione musicale escludendo la lamentazione dolorifica. Il coinvolgimento nel dolore e nella sofferenza della croce porta, con il canto, a invocare la forza di resistere per amore, come lui, al dolore e alla morte. Lo svolgimento dell'adorazione della croce va curato nelle sue varie tappe e movimenti. Per favorire questo, ci permettiamo di dare alcuni suggerimenti:

  • dopo le tre ostensioni della croce si può incoronare il Cristo con una ghirlanda di fiori;
  • l'adorazione si può esprimere con una genuflessione o con un inchino o toccando il crocifisso portando poi la mano alla fronte o al petto;
  • dopo il bacio ciascuno può deporre un cero, o può ritirare un fiore da un cesto accanto alla croce, albero della vita, oppure portare e deporre un fiore ai piedi della croce.
La preghiera universale

Dopo la proclamazione della Parola e l'omelia (o il silenzio) vi è la solenne preghiera dei fedeli per le grandi intenzioni della Chiesa nel mondo; l'assemblea, illuminata e provocata dalla Parola, si apre alla carità pregando. Il rituale attuale risale al V secolo, ma lo stile delle preghiere che lo compongono è senz'altro più antico. Il messale di Paolo VI ha conosciuto alcuni ritocchi per adeguarsi alle situazioni attuali. Tutta la famiglia di Dio e tutta l'umanità sono portate ai piedi della croce. Le orazioni si rivolgono al Padre, ma terminano "per Gesù Cristo nostro Signore" perché passano attraverso di lui che, sulla croce, si è fatto nostro mediatore. Proprio perché Cristo è morto per tutti e "vuole che tutti gli uomini siano salvi" esse hanno un significato universale. La preghiera non deve essere "di parte", ma missionaria e aperta al mondo intero.

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