mercoledì 25 aprile 2012

Le parole del Papa alla GMG: Roma 2004

Proseguiamo nel nostro viaggio alla riscoperta delle GMG con l'ultima completamente celebrata dal defunto Giovanni Paolo II, quella del 2004, rileggendo il suo messaggio, l'omelia e l'angelus da lui pronunciati:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
PER LA XIX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
(4 APRILE 2004)

Vogliamo vedere Gesù (Gv 12,21)

Carissimi giovani!
1. L’anno 2004 costituisce l’ultima tappa prima del grande appuntamento di Colonia, dove nel 2005 si celebrerà la XX Giornata Mondiale della Gioventù. Vi invito dunque ad intensificare il vostro cammino di preparazione spirituale, approfondendo il tema che ho scelto per questa XIX Giornata Mondiale: “Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12,21).
È la domanda che alcuni “greci” rivolsero un giorno agli Apostoli. Volevano sapere chi era Gesù. Non si trattava semplicemente di un approccio per sapere come si presentava l’uomo Gesù. Mossi da grande curiosità e dal presentimento che avrebbero trovato risposta alle loro domande fondamentali, volevano sapere chi egli era veramente e da dove veniva.
2. Cari giovani, invito anche voi ad imitare quei “greci” che si rivolsero a Filippo, mossi dal desiderio di “vedere Gesù”. La vostra ricerca non sia motivata semplicemente da curiosità intellettuale, che è pur già un valore, ma sia stimolata soprattutto dall’intima esigenza di trovare la risposta alla domanda sul senso della vostra vita. Come il giovane ricco del Vangelo, cercate anche voi Gesù per porgli la domanda: “Che cosa devo fare per avere la vita eterna?” (Mc 10,17). L’evangelista Marco precisa che Gesù lo guardò e lo amò. Pensate anche a quell’altro episodio in cui Gesù dice a Natanaele: “Prima che Filippo ti chiamasse, ti ho visto quando eri sotto il fico”, traendo dal cuore di quell’israelita in cui non c’era falsità (cfr Gv 1,47) una bella professione di fede: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio!” (Gv1, 49). Colui che s’avvicina a Gesù con cuore libero da pregiudizi può giungere abbastanza agevolmente alla fede, perché è Gesù stesso ad averlo già visto e amato per primo. L’aspetto più sublime della dignità dell’uomo sta proprio nella sua vocazione a comunicare con Dio in questo profondo scambio di sguardi che trasforma la vita. Per vedere Gesù, occorre innanzitutto lasciarsi guardare da lui!
Il desiderio di vedere Dio abita il cuore di ogni uomo e di ogni donna. Cari giovani, lasciatevi guardare negli occhi da Gesù, perché cresca in voi il desiderio di vedere la Luce, di gustare lo splendore della Verità. Che ne siamo coscienti o no, Dio ci ha creati perché ci ama e affinché lo amassimo a nostra volta. Ecco il perché dell’insopprimibile nostalgia di Dio che l’uomo porta nel cuore: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Sal 27, 8). Questo Volto – lo sappiamo – Dio ci ha rivelato in Gesù Cristo.
3. Volete anche voi, cari giovani, contemplare la bellezza di questo Volto? Ecco la domanda che vi rivolgo in questa Giornata Mondiale della Gioventù dell’anno 2004. Non rispondete troppo in fretta. Innanzitutto, fate dentro di voi il silenzio. Lasciate emergere dal profondo del cuore questo ardente desiderio di vedere Dio, un desiderio talvolta soffocato dai rumori del mondo e dalle seduzioni dei piaceri. Lasciate emergere questo desiderio e farete l’esperienza meravigliosa dell’incontro con Gesù. Il cristianesimo non è semplicemente una dottrina; è un incontro nella fede con Dio fattosi presente nella nostra storia con l’incarnazione di Gesù.
Cercate con ogni mezzo di rendere possibile questo incontro, guardando a Gesù che vi cerca appassionatamente. Cercatelo con gli occhi di carne attraverso gli avvenimenti della vita e nel volto degli altri; ma cercatelo anche con gli occhi dell’anima per mezzo della preghiera e della meditazione della Parola di Dio, perché “la contemplazione del volto di Cristo non può che ispirarsi a quanto di lui ci dice la Scrittura” (Novo millennio ineunte, 17).
4. Vedere Gesù, contemplare il suo Volto è un desiderio insopprimibile, ma un desiderio che l’uomo arriva purtroppo anche a deformare. È quanto avviene con il peccato, la cui essenza sta precisamente nel distogliere gli occhi dal Creatore per rivolgerli alla creatura.
Quei “greci” alla ricerca della verità non avrebbero potuto accostarsi a Cristo, se il loro desiderio, animato da un atto libero e volontario, non si fosse concretizzato in una decisione chiara: “Vogliamo vedere Gesù”. Essere veramente liberi significa avere la forza di scegliere Colui per il quale siamo stati creati e accettare la sua signoria sulla nostra vita. Lo percepite nel fondo del vostro cuore: tutti i beni della terra, tutti i successi professionali, lo stesso amore umano che sognate, non potranno mai pienamente soddisfare le vostre attese più intime e profonde. Solo l’incontro con Gesù potrà dare senso pieno alla vostra vita: “Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”, ha scritto sant’Agostino (Confessioni, I, 1). Non vi lasciate distrarre in questa ricerca. Perseverate in essa, perché la posta in gioco è la vostra piena realizzazione e la vostra gioia.
5. Cari amici, se imparerete a scoprire Gesù nell’Eucarestia, lo saprete scoprire anche nei vostri fratelli e sorelle, in particolare nei più poveri. L’Eucarestia ricevuta con amore e adorata con fervore diventa scuola di libertà e di carità per realizzare il comandamento dell’amore. Gesù ci parla il linguaggio meraviglioso del dono di sé e dell’amore fino al sacrificio della propria vita. È un discorso facile? No, voi lo sapete! L’oblio di sé non è facile; esso distoglie dall’amore possessivo e narcisista per aprire l’uomo alla gioia dell’amore che si dona. Questa scuola eucaristica di libertà e di carità insegna a superare le emozioni superficiali per radicarsi fermamente in ciò che è vero e buono; libera dal ripiegamento su di sé per disporre ad aprirsi agli altri, insegna a passare da un amore affettivo ad un amore effettivo. Perché amare non è soltanto un sentimento; è un atto di volontà che consiste nel preferire in maniera costante, al proprio, il bene altrui: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).
È con tale libertà interiore e tale bruciante carità che Gesù ci educa ad incontrarlo negli altri, in primo luogo nel volto sfigurato del povero. La Beata Teresa di Calcutta amava distribuire il suo “biglietto da visita” sul quale stava scritto: “Frutto del silenzio è la preghiera; frutto della preghiera la fede, frutto della fede l’amore, frutto dell’amore il servizio, frutto del servizio la pace”. Ecco il cammino dell’incontro con Gesù. Andate incontro a tutte le sofferenze umane con lo slancio della vostra generosità e con l’amore che Dio infonde nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40). Il mondo ha bisogno urgente del grande segno profetico della carità fraterna! Non basta, infatti, “parlare” di Gesù; bisogna anche farlo in qualche modo “vedere” con la testimonianza eloquente della propria vita (cfr Novo millennio ineunte, 16).
E non dimenticate di cercare il Cristo e di riconoscere la sua presenza nella Chiesa. Essa è come il prolungamento della sua azione salvifica nel tempo e nello spazio. È in essa e per mezzo di essa che Gesù continua a rendersi visibile oggi e a farsi incontrare dagli uomini. Nelle vostre parrocchie, movimenti e comunità, siate accoglienti gli uni verso gli altri per far crescere la comunione tra di voi. È questo il segno visibile della presenza di Cristo nella Chiesa, nonostante l’opaco diaframma spesso frapposto dal peccato degli uomini.
6. Non siate sorpresi poi se sul vostro cammino incontrate la Croce. Gesù non ha forse detto ai suoi discepoli che il chicco di grano deve cadere in terra e morire per poter portare molto frutto (cfr Gv12, 23-26)? Indicava così che la sua vita donata fino alla morte sarebbe stata feconda. Lo sapete: dopo la resurrezione di Cristo, mai più la morte avrà l’ultima parola. L’amore è più forte della morte. Se Gesù ha accettato di morire sulla croce, facendone la sorgente della vita e il segno dell’amore, non è né per debolezza, né per gusto della sofferenza. È per ottenerci la salvezza e farci fin d’ora partecipi della sua vita divina.
È proprio questa la verità che ho voluto ricordare ai giovani del mondo consegnando loro una grande Croce di legno al termine dell’Anno Santo della Redenzione, nel 1984. Da allora, essa ha percorso diversi Paesi, in preparazione alle vostre Giornate Mondiali. Centinaia di migliaia di giovani hanno pregato attorno a quella Croce. Deponendo ai suoi piedi i pesi di cui erano gravati, hanno scoperto di essere amati da Dio e molti di loro hanno trovato anche la forza di cambiare vita.
Quest’anno, nel XX anniversario di quell’evento, la Croce sarà accolta solennemente a Berlino, da dove, pellegrinando attraverso tutta la Germania, raggiungerà il prossimo anno Colonia. Desidero oggi ripetervi le parole che pronunciai allora: “Cari giovani, ... vi affido la Croce di Cristo! Portatela nel mondo come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità e annunciate a tutti che non c’è salvezza e redenzione se non in Cristo morto e risorto”.
7. I vostri contemporanei aspettano da voi che siate i testimoni di Colui che avete incontrato e che vi fa vivere. Nelle realtà della vita quotidiana, divenite testimoni intrepidi dell’amore più forte della morte. Tocca a voi raccogliere questa sfida! Mettete i vostri talenti e il vostro ardore giovanile al servizio dell’annuncio della Buona Novella. Siate gli amici entusiasti di Gesù che presentano il Signore a quanti desiderano vederlo, soprattutto a quanti sono da lui più lontani. Filippo e Andrea hanno condotto quei “greci” a Gesù: Dio si serve dell’amicizia umana per condurre i cuori alla sorgente della divina carità. Sentitevi responsabili dell’evangelizzazione dei vostri amici e di tutti i vostri coetanei.
La Beata Vergine Maria, che durante tutta la vita si è dedicata assiduamente alla contemplazione del volto di Cristo, vi custodisca incessantemente sotto lo sguardo di suo Figlio (cfr Rosarium Virginis Mariæ, 10) e vi sostenga nella preparazione della Giornata Mondiale di Colonia, a cui vi invito a guardare fin d’ora con responsabile e fattivo entusiasmo. La Vergine di Nazaret, quale Madre attenta e paziente, modellerà in voi un cuore contemplativo e vi insegnerà a fissare lo sguardo su Gesù perché, in questo mondo che passa, voi siate profeti del mondo che non muore.
Con affetto vi imparto una speciale Benedizione, che vi accompagni nel vostro cammino.
Dal Vaticano, 22 Febbraio 2004

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
4 aprile 2004
XIX Giornata Mondiale della Gioventù "Vogliamo vedere Gesù" (Gv 12,21)

1. "Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore" (Lc 19,38).
Con queste parole la popolazione di Gerusalemme accolse Gesù nel suo ingresso nella città santa, acclamandolo quale re d'Israele. Qualche giorno più tardi, però, la stessa folla lo rifiuterà con grida ostili: "Crocifiggilo! Crocifiggilo!" (Lc 23,21). La liturgia della Domenica delle Palme ci fa rivivere questi due momenti dell'ultima settimana della vita terrena di Cristo. Ci immerge in quella folla così volubile, che in pochi giorni passò dall'entusiasmo gioioso al disprezzo omicida.
2. Nel clima di gioia, velato di tristezza, che caratterizza la Domenica delle Palme, celebriamo la diciannovesima Giornata Mondiale della Gioventù. Quest'anno essa ha per tema "Vogliamo vedere Gesù" (Gv 12,21), la richiesta che agli Apostoli rivolsero "alcuni greci" (Gv 12,20) giunti a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
Di fronte alla moltitudine venuta per ascoltarlo il Signore proclamò: "Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12,32). Ecco, dunque, la sua risposta: tutti coloro che cercano il Figlio dell'uomo, lo vedranno, nella festa di Pasqua, quale vero Agnello immolato per la salvezza del mondo.
Sulla Croce Gesù muore per ciascuno e ciascuna di noi. La Croce è, pertanto, il segno più grande e più eloquente del suo amore misericordioso, l'unico segno di salvezza per ogni generazione e per l'intera umanità.
3. Vent'anni or sono, al termine dell'Anno Santo della Redenzione, ho consegnato ai giovani la grande Croce di quel Giubileo. In quella occasione li ho esortati ad essere fedeli discepoli di Cristo, Re crocifisso, che "appare a noi come Colui che libera l'uomo da ciò che limita, menoma e quasi spezza alle radici stesse, nell'anima dell'uomo, nel suo cuore, nella sua coscienza questa libertà" (Redemptor hominis, 12).
Da allora la Croce continua ad attraversare numerosi Paesi, in preparazione alle Giornate Mondiali della Gioventù. Durante i suoi pellegrinaggi ha percorso i Continenti: come fiaccola passata di mano in mano, è stata trasportata di Paese in Paese; è diventata il segno luminoso della fiducia che anima le giovani generazioni del terzo millennio.
4. Cari giovani! Celebrando il ventesimo anniversario dell'inizio di questa straordinaria avventura spirituale, lasciate che rinnovi a voi la stessa consegna di allora: "Affido a voi la Croce di Cristo! Portatela nel mondo come segno dell'amore del Signore Gesù per l'umanità, e annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c'è salvezza e redenzione" (Insegnamenti, VII, 1 [1984], 1105).
Certamente il messaggio che la Croce comunica non è facile da comprendere nella nostra epoca, in cui il benessere materiale e le comodità sono proposti e ricercati come valori prioritari. Ma voi, cari giovani, non abbiate paura di proclamare, in ogni circostanza il Vangelo della Croce. Non abbiate paura di andare controcorrente!
5. "Cristo Gesù … umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte … di croce. Per questo Dio l'ha esaltato" (Fil 2,6.8-9). Il mirabile inno della Lettera di san Paolo ai Filippesi ci ha ricordato poc'anzi che la Croce ha due aspetti indissociabili: è, allo stesso tempo, dolorosa e gloriosa. La sofferenza e l'umiliazione della morte di Gesù sono intimamente legate all'esaltazione e alla gloria della sua risurrezione.
Cari Fratelli e Sorelle! Carissimi giovani! Mai venga meno in voi la consapevolezza di questa consolante verità. La passione e la risurrezione di Cristo costituiscono il centro della nostra fede e il nostro sostegno nelle inevitabili prove quotidiane.
Maria, Vergine Addolorata e testimone silenziosa del gaudio della risurrezione, vi aiuti a seguire Cristo crocifisso e a scoprire nel mistero della Croce il pieno senso della vita.
Sia lodato Gesù Cristo!

ANGELUS
4 aprile 2004
XIX Giornata Mondiale della Gioventù "Vogliamo vedere Gesù" (Gv 12,21)
        
1. Einen herzlichen Gruß richte ich an Sie, Herr Bischof Franz-Josef Hermann Bode, als Verantwortlicher für die Jugendpastoral, und an alle, die an der von Kardinal Sterzinsky in Berlin gefeierten heiligen Messe teilgenommen haben. Von Herzen danke ich für die Worte, die Sie, Herr Bischof, und eine Vertreterin der Jugend an mich gerichtet haben.
Mit großer Freude grüße auch Euch, liebe Jugendliche, die Ihr Euch gemeinsam mit Euren Seelsorgern um das Kreuz versammelt habt, das zahlreiche Länder Europas durchwandert hat. Dieses Kreuz geht nun auf die Reise durch Euer Land, um schließlich in Köln anzukommen, wo im August 2005 der zwanzigste Weltjugendtag stattfinden wird. Ich ermutige die ganze Kirche in Deutschland, sich für dieses große Ereignis bereitzumachen.
Traduzione italiana del saluto pronunciato in lingua tedesca:
(Un caloroso saluto rivolgo a lei, Mons. Franz-Josef Hermann Bode, responsabile della pastorale giovanile, e a coloro che hanno preso parte alla solenne celebrazione liturgica, presieduta in Berlino dal Cardinale Sterzinsky. Grazie di cuore per le parole che Lei, Signor Vescovo, e la rappresentante dei giovani mi avete rivolto.
Con grande gioia saluto, poi, voi giovani tedeschi, che con i vostri animatori e assistenti spirituali vi stringete intorno alla Croce, che ha percorso numerosi Paesi d’Europa. La Croce partirà ora per attraversare il vostro Paese e per giungere infine a Colonia, dove nell’agosto 2005 si celebrerà la 20ª Giornata Mondiale della Gioventù. Incoraggio l’intera Chiesa che è in Germania a mobilitarsi per questo grande appuntamento.)
2. Ed ora, prima di concludere, desidero rivolgere un cordiale saluto a tutti i pellegrini presenti. In modo speciale saluto voi, carissimi giovani, che in questi giorni avete dato vita all'ottavo Forum Internazionale dei Giovani, organizzato dal Pontificio Consiglio dei Laici. Sono lieto di salutare, altresì, i Rettori e i Docenti presenti al Forum, come pure i Vescovi, i sacerdoti e i laici impegnati nella pastorale universitaria. Un saluto cordiale, infine, ai giovani romani e a quelli di altre parti del mondo convenuti a Roma per la Settimana Santa. Su tutti invoco la materna protezione di Maria.
Cari giovani, prima dell'Angelus vi ringrazio per la vostra gioiosa e promettente presenza. Vi assicuro che siete sempre benvenuti nella Casa del Papa.
Dio vi benedica e vi protegga!


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