mercoledì 2 maggio 2012

La parola del Papa alla GMG: Roma 2006

Rileggiamo oggi il messaggio, l'omelia e l'angelus pronunciati dal S.Padre Benedetto XVI in occasione della GMG del 2006:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
BENEDETTO XVI
PER LA XXI GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
(9 APRILE 2006)

"Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino"
 (
Sal 118[119], 105)
Cari giovani!
Nel rivolgermi con gioia a voi che state preparandovi alla XXI Giornata Mondiale della Gioventù, rivivo nel mio animo il ricordo delle arricchenti esperienze fatte nell’agosto dello scorso anno in Germania. La Giornata di quest’anno verrà celebrata nelle diverse Chiese locali e sarà un’occasione opportuna per ravvivare la fiamma di entusiasmo accesa a Colonia e che molti di voi hanno portato nelle proprie famiglie, parrocchie, associazioni e movimenti. Sarà al tempo stesso un momento privilegiato per coinvolgere tanti vostri amici nel pellegrinaggio spirituale delle nuove generazioni verso Cristo.
Il tema che propongo alla vostra considerazione è un versetto del Salmo 118 [119]: "Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino" (v. 105). L’amato Giovanni Paolo II ha commentato così queste parole del Salmo: "L’orante si effonde nella lode della Legge di Dio, che egli adotta come lampada per i suoi passi nel cammino spesso oscuro della vita" (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXIV/2, 2001, p. 715). Dio si rivela nella storia, parla agli uomini e la sua parola è creatrice. In effetti, il concetto ebraico "dabar", abitualmente tradotto con il termine "parola", sta a significare tanto parola che atto. Dio dice ciò che fa e fa ciò che dice. Nell’Antico Testamento annuncia ai figli d’Israele la venuta del Messia e l’instaurazione di una "nuova" alleanza; nel Verbo fatto carne Egli compie le sue promesse. Lo evidenzia bene anche il Catechismo della Chiesa Cattolica: "Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella" (n. 65). Lo Spirito Santo, che ha guidato il popolo eletto ispirando gli autori delle Sacre Scritture, apre il cuore dei credenti all’intelligenza di quanto è in esse contenuto. Lo stesso Spirito è attivamente presente nella Celebrazione eucaristica quando il sacerdote, pronunciando "in persona Christi" le parole della consacrazione, converte il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo, perché siano nutrimento spirituale dei fedeli. Per avanzare nel pellegrinaggio terreno verso la Patria celeste, abbiamo tutti bisogno di nutrirci della parola e del pane di Vita eterna, inseparabili tra loro!
Gli Apostoli hanno accolto la parola di salvezza e l’hanno tramandata ai loro successori come un gioiello prezioso custodito nel sicuro scrigno della Chiesa: senza la Chiesa questa perla rischia di perdersi o di frantumarsi. Cari giovani, amate la parola di Dio e amate la Chiesa, che vi permette di accedere a un tesoro di così alto valore introducendovi ad apprezzarne la ricchezza. Amate e seguite la Chiesa, che ha ricevuto dal suo Fondatore la missione di indicare agli uomini il cammino della vera felicità. Non è facile riconoscere ed incontrare l’autentica felicità nel mondo in cui viviamo, in cui l’uomo è spesso ostaggio di correnti di pensiero, che lo conducono, pur credendosi "libero", a perdersi negli errori o nelle illusioni di ideologie aberranti. E’ urgente "liberare la libertà" (cfr Enciclica Veritatis splendor, 86), rischiarare l’oscurità in cui l’umanità sta brancolando. Gesù ha indicato come ciò possa avvenire: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Gv 8, 31-32). Il Verbo incarnato, Parola di Verità, ci rende liberi e dirige la nostra libertà verso il bene. Cari giovani, meditate spesso la parola di Dio, e lasciate che lo Spirito Santo sia il vostro maestro. Scoprirete allora che i pensieri di Dio non sono quelli degli uomini; sarete portati a contemplare il vero Dio e a leggere gli avvenimenti della storia con i suoi occhi; gusterete in pienezza la gioia che nasce dalla verità. Sul cammino della vita, non facile né privo di insidie, potrete incontrare difficoltà e sofferenze e a volte sarete tentati di esclamare con il Salmista: "Sono stanco di soffrire" (Sal 118 [119], v. 107). Non dimenticate di aggiungere insieme con lui: "Signore, dammi vita secondo la tua parola... La mia vita è sempre in pericolo, ma non dimentico la tua legge" (ibid., vv. 107.109). La presenza amorevole di Dio, attraverso la sua parola, è lampada che dissipa le tenebre della paura e rischiara il cammino anche nei momenti più difficili.
Scrive l’Autore della Lettera agli Ebrei: "La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore" (4,12). Occorre prendere sul serio l’esortazione a considerare la parola di Dio come un’"arma" indispensabile nella lotta spirituale; essa agisce efficacemente e porta frutto se impariamo ad ascoltarla, per poi obbedire ad essa. Spiega ilCatechismo della Chiesa Cattolica: "Obbedire (ob-audire) nella fede è sottomettersi liberamente alla Parola ascoltata, perché la sua verità è garantita da Dio, il quale è la Verità stessa" (n. 144). Se Abramo è il modello di questo ascolto che è obbedienza, Salomone si rivela a sua volta un ricercatore appassionato della sapienza racchiusa nella Parola. Quando Dio gli propone: "Chiedimi ciò che io devo concederti", il saggio re risponde: "Concedi al tuo servo un cuore docile" (1 Re3,5.9). Il segreto per avere "un cuore docile" è di formarsi un cuore capace di ascoltare. Ciò si ottiene meditando senza sosta la parola di Dio e restandovi radicati, mediante l’impegno di conoscerla sempre meglio.
Cari giovani, vi esorto ad acquistare dimestichezza con la Bibbia, a tenerla a portata di mano, perché sia per voi come una bussola che indica la strada da seguire. Leggendola, imparerete a conoscere Cristo. Osserva in proposito San Girolamo: "L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo" (PL 24,17; cfr Dei Verbum, 25). Una via ben collaudata per approfondire e gustare la parola di Dio è la lectio divina, che costituisce un vero e proprio itinerario spirituale a tappe. Dalla lectio, che consiste nel leggere e rileggere un passaggio della Sacra Scrittura cogliendone gli elementi principali, si passa alla meditatio, che è come una sosta interiore, in cui l’anima si volge a Dio cercando di capire quello che la sua parola dice oggi per la vita concreta. Segue poi l’oratio, che ci fa intrattenere con Dio nel colloquio diretto, e si giunge infine alla contemplatio, che ci aiuta a mantenere il cuore attento alla presenza di Cristo, la cui parola è "lampada che brilla in luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori" (2 Pt 1,19). La lettura, lo studio e la meditazione della Parola devono poi sfociare in una vita di coerente adesione a Cristo ed ai suoi insegnamenti.
Avverte San Giacomo: "Siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la Parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica com’era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla" (1,22-25). Chi ascolta la parola di Dio e ad essa fa costante riferimento poggia la propria esistenza su un saldo fondamento. "Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica – dice Gesù - è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia" (Mt7,24): non cederà alle intemperie.
Costruire la vita su Cristo, accogliendone con gioia la parola e mettendone in pratica gli insegnamenti: ecco, giovani del terzo millennio, quale dev’essere il vostro programma! E’ urgente che sorga una nuova generazione di apostoli radicati nella parola di Cristo, capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo e pronti a diffondere dappertutto il Vangelo. Questo vi chiede il Signore, a questo vi invita la Chiesa, questo il mondo - anche senza saperlo - attende da voi! E se Gesù vi chiama, non abbiate paura di rispondergli con generosità, specialmente quando vi propone di seguirlo nella vita consacrata o nella vita sacerdotale. Non abbiate paura; fidatevi di Lui e non resterete delusi.
Cari amici, con la XXI Giornata Mondiale della Gioventù, che celebreremo il prossimo 9 aprile, Domenica delle Palme, intraprenderemo un ideale pellegrinaggio verso l’incontro mondiale dei giovani, che avrà luogo a Sydney nel luglio 2008. Ci prepareremo a questo grande appuntamento riflettendo insieme sul tema Lo Spirito Santo e la missione, attraverso tappe successive. Quest’anno l’attenzione si concentrerà sullo Spirito Santo, Spirito di verità, che ci rivela Cristo, il Verbo fatto carne, aprendo il cuore di ciascuno alla Parola di salvezza, che conduce alla Verità tutta intera. L’anno prossimo, 2007, mediteremo su un versetto del Vangelo di Giovanni: "Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (13,34) e scopriremo ancor più a fondo come lo Spirito Santo sia Spirito d’amore, che infonde in noi la carità divina e ci rende sensibili ai bisogni materiali e spirituali dei fratelli. Giungeremo, infine, all’incontro mondiale del 2008, che avrà per tema: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni" (At 1,8).
Sin d’ora, in un clima di incessante ascolto della parola di Dio, invocate, cari giovani, lo Spirito Santo, Spirito di fortezza e di testimonianza, perché vi renda capaci di proclamare senza timore il Vangelo sino agli estremi confini della terra. Maria, presente nel Cenacolo con gli Apostoli in attesa della Pentecoste, vi sia madre e guida. Vi insegni ad accogliere la parola di Dio, a conservarla e a meditarla nel vostro cuore (cfr Lc 2,19) come Lei ha fatto durante tutta la vita. Vi incoraggi a dire il vostro "sì" al Signore, vivendo l’"obbedienza della fede". Vi aiuti a restare saldi nella fede, costanti nella speranza, perseveranti nella carità, sempre docili alla parola di Dio. Io vi accompagno con la mia preghiera, mentre di cuore tutti vi benedico.
Dal Vaticano, 22 Febbraio 2006, Festa della Cattedra di San Pietro Apostolo.
  
BENEDICTUS PP. XVI

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Piazza San Pietro
XXI Giornata Mondiale della Gioventù
Domenica 9 aprile 2006

Benedetto XVI ha introdotto la Celebrazione con queste parole:
Fratelli e sorelle amatissimi, giovani qui presenti e giovani del mondo intero, con questa assemblea liturgica noi entriamo nella santa settimana per vivere la passione, morte e risurrezione del Signore Gesù Cristo. Come i discepoli hanno acclamato Gesù quale Messia, colui che viene nel Nome del Signore, anche noi cantiamo a lui con gioia, e confessiamo la nostra fede: è lui la Parola unica e definitiva di Dio Padre, è lui la Parola fatta carne, è lui che ha raccontato a noi il Dio invisibile. Amatissimi giovani, soltanto mediante l'assiduità alla Parola di Dio imparerete ad amare Gesù Cristo, soltanto in lui conoscerete la verità e la libertà, soltanto partecipando alla sua Pasqua darete senso e speranza alla vostra vita. Fratelli e sorelle, mettiamoci alla sequela di Gesù: i rami di ulivo, segno della pace messianica, e i rami di palma, segno del martirio, dono della vita a Dio e ai fratelli, con cui ora acclameremo il Messia Gesù, testimonino la nostra ferma adesione al mistero pasquale che celebriamo.
***
Cari fratelli e sorelle,
da vent'anni, grazie a Papa Giovanni Paolo II, la Domenica delle Palme è diventata in modo particolare il giorno della gioventù – il giorno in cui i giovani in tutto il mondo vanno incontro a Cristo desiderando di accompagnarlo nelle loro città e nei loro paesi, affinché Egli sia in mezzo a noi e possa stabilire nel mondo la sua pace. Se noi vogliamo andare incontro a Gesù e poi camminare insieme con Lui sulla sua strada, dobbiamo però chiedere: Che via è quella su cui Egli intende guidarci? Che cosa ci aspettiamo da Lui? Che cosa Egli s'aspetta da noi?
Per capire quello che avvenne nella Domenica delle Palme e sapere che cosa essa, oltre che per quell'ora, significa per ogni tempo, si rivela importante un particolare, che diventò anche per i suoi discepoli la chiave per la comprensione dell'evento quando, dopo la Pasqua, ripercorsero con uno sguardo nuovo quelle giornate tumultuose. Gesù entra nella Città Santa cavalcando un asino, l'animale cioè della semplice gente comune della campagna, e per di più un asino che non gli appartiene, ma che Egli, per questa occasione, chiede in prestito. Non arriva in una sfarzosa carrozza regale, non a cavallo come i grandi del mondo, ma su un asino preso in prestito. Giovanni ci racconta che in un primo momento i discepoli questo non lo capirono. Solo dopo Pasqua si accorsero che Gesù, agendo così, dava compimento agli annunci dei profeti, capirono che il suo agire derivava dalla Parola di Dio e la portava al suo adempimento. Si ricordarono, dice Giovanni, che nel profeta Zaccaria si legge: "Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto sopra un puledro d'asina" (Gv 12, 15; cfr Zc 9, 9). Per comprendere il significato della profezia e così dello stesso agire di Gesù, dobbiamo ascoltare il testo intero di Zaccaria, che continua così: "Farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme; l'arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti. Il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume ai confini della terra" (9, 10). Con ciò il profeta afferma tre cose sul re venturo.
In primo luogo dice che egli sarà un re dei poveri, un povero tra i poveri e per i poveri. La povertà s'intende in questo caso nel senso degli anawim d'Israele, di quelle anime credenti ed umili che incontriamo intorno a Gesù – nella prospettiva della prima Beatitudine del Discorso della montagna. Uno può essere materialmente povero, ma avere il cuore pieno di bramosia della ricchezza materiale e del potere che deriva dalla ricchezza. Proprio il fatto che egli vive nell'invidia e nella cupidigia dimostra che nel suo cuore appartiene ai ricchi. Desidera di rovesciare la ripartizione dei beni, ma per arrivare ad essere lui stesso nella situazione dei ricchi di prima. La povertà nel senso di Gesù – nel senso dei profeti – presuppone soprattutto la libertà interiore dall'avidità di possesso e dalla smania di potere. Si tratta di una realtà più grande di una semplice ripartizione diversa dei beni, che resterebbe però nel campo materiale, rendendo anzi i cuori più duri. Si tratta innanzitutto della purificazione del cuore, grazie alla quale si riconosce il possesso come responsabilità, come compito verso gli altri, mettendosi sotto gli occhi di Dio e lasciandosi guidare da Cristo che, essendo ricco, si è fatto povero per noi (cfr 2 Cor 8, 9). La libertà interiore è il presupposto per il superamento della corruzione e dell'avidità che ormai devastano il mondo; tale libertà può essere trovata soltanto se Dio diventa la nostra ricchezza; può essere trovata soltanto nella pazienza delle rinunce quotidiane, nelle quali essa si sviluppa come libertà vera. Al re che ci indica la via verso questa meta – Gesù – a Lui acclamiamo nella Domenica delle Palme; a Lui chiediamo di prenderci con sé sulla sua via.
Come seconda cosa, il profeta ci mostra che questo re sarà un re di pace: egli farà sparire i carri da guerra e i cavalli da battaglia, spezzerà gli archi ed annuncerà la pace. Nella figura di Gesù questo si concretizza mediante il segno della Croce. Essa è l'arco spezzato, in certo qual modo il nuovo, vero arcobaleno di Dio, che congiunge il cielo e la terra e getta un ponte sugli abissi e tra i continenti. La nuova arma, che Gesù ci dà nelle mani, è la Croce – segno di riconciliazione, di perdono, segno dell'amore che è più forte della morte. Ogni volta che ci facciamo il segno della Croce dobbiamo ricordarci di non opporre all'ingiustizia un'altra ingiustizia, alla violenza un'altra violenza; ricordarci che possiamo vincere il male soltanto con il bene e mai rendendo male per male.
La terza affermazione del profeta è il preannuncio dell'universalità. Zaccaria dice che il regno del re della pace si estende "da mare a mare… fino ai confini della terra". L'antica promessa della Terra, fatta ad Abramo e ai Padri, viene qui sostituita da una nuova visione: lo spazio del re messianico non è più un determinato paese che poi si separerebbe necessariamente dagli altri e quindi inevitabilmente prenderebbe anche posizione contro altri paesi. Il suo paese è la terra, il mondo intero. Superando ogni delimitazione Egli, nella molteplicità delle culture, crea unità. Penetrando con lo sguardo le nubi della storia che separavano il profeta da Gesù, vediamo in questa profezia emergere da lontano nella profezia la rete delle comunità eucaristiche che abbraccia la terra, tutto il mondo – una rete di comunità che costituiscono il "Regno della pace" di Gesù da mare a mare fino ai confini della terra. In tutte le culture e in tutte le parti del mondo, ovunque nelle misere capanne e nelle povere campagne, come anche nello splendore delle cattedrali, Egli viene. Dappertutto Egli è lo stesso, l'Unico, e così tutti gli oranti radunati, nella comunione con Lui, sono anche tra di loro uniti insieme in un unico corpo. Cristo domina facendosi Egli stesso il nostro pane e donandosi a noi. È in questo modo che Egli costruisce il suo Regno.
Questa connessione diventa del tutto chiara nell'altra parola anticotestamentaria che caratterizza e spiega la liturgia della Domenica delle Palme e il suo particolare  clima. La folla acclama Gesù: "Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore" (Mc 11, 9; Sal 117[118], 25s). Questa parola fa parte del rito della festa delle capanne, durante il quale i fedeli si muovono in girotondo intorno all'altare portando nelle mani rami composti da palme, mirti e salici. Ora la gente eleva questo grido con le palme in mano davanti a Gesù, nel quale vede Colui che viene nel nome del Signore: questa espressione "Colui che viene nel nome del Signore", infatti, era diventata da molto tempo la designazione del Messia. In Gesù riconoscono Colui che veramente viene nel nome del Signore e porta la presenza di Dio in mezzo a loro. Questo grido di speranza di Israele, questa acclamazione a Gesù durante il suo ingresso in Gerusalemme, con buona ragione è diventato nella Chiesa l'acclamazione a Colui che, nell'Eucaristia, viene incontro a noi in modo nuovo. Salutiamo con il grido di "Osanna!" Colui che, in carne e sangue, ha portato la gloria di Dio sulla terra. Salutiamo Colui che è venuto e tuttavia rimane sempre Colui che deve venire. Salutiamo Colui che nell'Eucaristia sempre di nuovo viene a noi nel nome del Signore congiungendo così nella pace di Dio i confini della terra. Questa esperienza dell'universalità fa parte essenziale dell'Eucaristia. Poiché il Signore viene, noi usciamo dai nostri particolarismi esclusivi ed entriamo nella grande comunità di tutti coloro che celebrano questo santo sacramento. Entriamo nel suo regno di pace e salutiamo in Lui in certo qual modo anche tutti i nostri fratelli e sorelle, ai quali Egli viene, per divenire veramente un regno di pace in mezzo a questo mondo lacerato.
Tutte e tre le caratteristiche annunciate dal profeta – povertà, pace, universalità – sono riassunte nel segno della Croce. Per questo, con buona ragione, la Croce è diventata il centro delle Giornate Mondiali della Gioventù. C'è stato un periodo – e non è ancora del tutto superato – in cui si rifiutava il cristianesimo proprio a causa della Croce. La Croce parla di sacrificio, si diceva, la Croce è segno di negazione della vita. Noi invece vogliamo la vita intera senza restrizioni e senza rinunce. Vogliamo vivere, nient'altro che vivere. Non ci lasciamo limitare da precetti e divieti; noi vogliamo ricchezza e pienezza – così si diceva e si dice ancora. Tutto ciò suona convincente e seducente; è il linguaggio del serpente che ci dice: "Non lasciatevi impaurire! Mangiate tranquillamente di tutti gli alberi del giardino!"  La Domenica delle Palme, però, ci dice che il vero grande "Sì" è proprio la Croce, che proprio la Croce è il vero albero della vita. Non troviamo la vita impadronendoci di essa, ma donandola. L'amore è un donare se stessi, e per questo è la via della vita vera simboleggiata dalla Croce. Oggi la Croce, che è stata ultimamente al centro della Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia, viene consegnata ad una apposita delegazione perché cominci il suo cammino verso Sydney, dove nel 2008 la gioventù del mondo intende radunarsi nuovamente intorno a Cristo per costruire insieme con Lui il regno della pace. Da Colonia a Sydney – un cammino attraverso i continenti e le culture, un cammino attraverso un mondo lacerato e tormentato dalla violenza! Simbolicamente è il cammino indicato dal profeta, il cammino da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra. È il cammino di Colui che, nel segno della Croce, ci dona la pace e ci fa diventare portatori della riconciliazione e della sua pace. Ringrazio i giovani che ora porteranno per le strade del mondo questa Croce, nella quale possiamo quasi toccare il mistero di Gesù. Preghiamolo perché, nello stesso tempo, Egli tocchi noi ed apra i nostri cuori, affinché seguendo la sua Croce noi diventiamo messaggeri del suo amore e della sua pace. Amen.

ANGELUS
Piazza San Pietro
XXI Giornata Mondiale della Gioventù
Domenica 9 aprile 2006

Fratelli e sorelle, tra poco una delegazione di giovani tedeschi consegnerà ai coetanei australiani la Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù. E’ la Croce che l’amato Giovanni Paolo II ha affidato ai giovani nel 1984 affinché la portassero nel mondo quale segno dell’amore di Cristo per l’umanità. Saluto il Cardinale Joachim Meisner, Arcivescovo di Colonia, e il Cardinale George Pell, Arcivescovo di Sydney, che hanno voluto essere presenti a questo momento così significativo. Il passaggio della Croce, dopo ogni Incontro mondiale, è diventato una “tradizione”, nel senso proprio della parola traditio, una consegna altamente simbolica, da vivere con grande fede, impegnandosi a compiere un cammino di conversione sulle orme di Gesù. Questa fede ce la insegna Maria Santissima, che per prima “ha creduto” e ha portato la sua propria croce insieme al Figlio, gustando poi con Lui la gioia della risurrezione. Perciò la Croce dei giovani è accompagnata da un’icona della Vergine, che riproduce quella di Maria Salus Populi Romani, venerata nella Basilica di Santa Maria Maggiore, la più antica Basilica dedicata alla Madonna in Occidente.
La Croce e l’Icona mariana delle Giornate della Gioventù, dopo aver fatto tappa in alcuni Paesi dell’Africa, per manifestare la vicinanza di Cristo e della sua Madre alle popolazioni di quel Continente, provate da tante sofferenze, dal prossimo febbraio saranno accolte in diverse regioni dell’Oceania, per attraversare quindi le diocesi d’Australia e giungere infine a Sydney nel luglio 2008. Si tratta di un pellegrinaggio spirituale che vede coinvolta l’intera comunità cristiana e specialmente i giovani.
I greet all the English-speaking pilgrims and visitors here this Palm Sunday, when we acclaim Jesus, model of humility, our Messiah and King.  In a special way I greet Cardinal George Pell, Archbishop of Sydney, and the young Australians with him.  May they be assured of the support and spiritual accompaniment of all of us, as they prepare to host World Youth Day 2008.  Upon each of you present and your families, I invoke God’s blessings of strength and wisdom.
Von Herzen grüße ich alle deutschsprachigen Pilger, besonders Euch, liebe Jugendliche, die ihr hier seid, um gemeinsam mit Kardinal Meisner, dem Erzbischof von Köln, das Weltjugendtagskreuz und die Ikone der Gottesmutter euren australischen Freunden zu übergeben. Diese beiden Symbole der Weltjugendtage sollen auf ihrem Weg durch Länder und Kontinente eine Spur der Gnade hinterlassen, um möglichst vielen Menschen den Sinn ihres Leben finden zu helfen. Euch allen gebe und erhalte der Heilige Geist einen festen und lebendigen Glauben; er schenke euch Freude im Zeugnis für die Liebe Christi vor allen Menschen. Der Herr segne euch!
À vous, chers jeunes francophones, j’adresse mon cordial salut! Que la Croix de Jésus, signe de l’amour de Dieu pour l’humanité, vous accompagne dans toute votre vie. Qu’elle soit le symbole de l’espérance qui vous anime et de la foi qui vous fait progresser, avec l’aide de Marie, sur les chemins de la conversion du cœur! À tous je souhaite une bonne Semaine Sainte! 
Saludo a los peregrinos de lengua española, particularmente a los jóvenes. Que la Cruz de la Jornada Mundial de la Juventud sea siempre signo del amor de Cristo por la humanidad. Llevadla en vuestros corazones y mostradla a todos, especialmente a vuestros compañeros, como instrumento de salvación. Que la Virgen María os acompañe en este camino de conversión y esperanza.
Saúdo com grande afeto os jovens de língua portuguesa aqui presentes. Convido a todos a aclamar a Cristo, luz e vida dos homens, e a escutar com viva admiração suas palavras de paz e de reconciliação: “Tende confiança, eu venci o mundo”. Até Sydney, se Deus quiser!
Serdecznie pozdrawiam obecnych tu Polaków, a szczególnie młodzież. Za chwilę młodzi Niemcy przekażą ich rówieśnikom z Australii krzyż Światowego Dnia Młodzieży i Obraz Matki Bożej – symbole wiary i pokoju między narodami. Niech krzyż Chrystusa przemienia wasze życie a Matka Boża, której was polecam, niech was prowadzi. Niech Bóg wam błogosławi.
[Saluto cordialmente i polacchi qui presenti, in particolare la gioventù. Tra poco, i giovani tedeschi consegneranno ai loro coetanei australiani, la Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù e l’Icona della Vergine Maria, simboli di fede e di pace tra i popoli. Che la Croce di Cristo trasformi la vostra vita e che la Madonna, alla quale vi affido, vi accompagni sempre. Dio vi benedica!]
[avviene la consegna della Croce e dell’Icona]
Fratelli e sorelle di lingua italiana, nella bellissima cornice degli olivi, che vediamo qui, offerti dalla Regione Puglia, preghiamo con fede il Signore perché questa Croce e questa Icona siano strumenti di pace e di riconciliazione tra le persone e i popoli, e invochiamo l’intercessione della Vergine Maria sul nuovo pellegrinaggio che oggi inizia, affinché sia ricco di frutti.
Angelus Domini…

© Copyright 2006 - Libreria Editrice Vaticana


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